23 novembre, 2008

Guardarli ma non toccarli

Il vento ieri soffiava ancora forte su Torino ma non è riuscito ad ostacolare il mio programma già organizzato durante la settimana e poi del resto a tutto basta farci l' abitudine, con un maglione ed un sorriso una fredda giornata d' autunno può rivelarsi comunque caldissima. Era tanto che non riabbracciavo Chiara, certo ci sentiamo frequentemente al telefono e via mail, ma il vedersi è un' altra cosa. La conosco dai tempi del liceo, già allora eravamo grandi amiche: condividiamo l' amore per la natura e per gli animali e questo basta a rendere la nostra amicizia preziosa ed importante. Insieme siamo andate a visitare la mostra di Marcus Parisini (fra i miei link segnalati c'è anche quello che lo riguarda) alla Galleria Dantesca, presso una delle più antiche librerie della città, Fògola. Siamo entrate timidamente e ancor più timidamente siamo salite, tramite una ripida scaletta di legno, al piano superiore dov'era allestita la galleria. Le tavole del Parisini sono sempre dei veri capolavori per noi naturalisti che cerchiamo di cogliere nei suoi tratti, più o meno marcati, tutto ciò che la bestiola rappresentata vorrebbe comunicare. Gli occhi cristallini della lince, lo sguardo misterioso di un giovane lupo ma anche i rami di un pioppo che fanno a gara a chi sale più in alto. E' bravo e a sentir Chiara, che l' ha conosciuto personalmente, sa di esserlo: mi ha raccontato che un giorno, durante un viaggio in sua compagnia, gli ha mostrato i suoi bozzetti, anche Chiara è una disegnatrice naturalistica ancora poco conosciuta ma col tempo troverà sicuramente un bel po' di ammiratori , originale il suo commento sul muso di una piccola lontra: "Non è strabica". Disegnare gli animali è difficile e non tutti ne sono capaci, quindi due occhi proporzionati e ben distanziati, capaci di trasmettere qualcosa, sono sicuramente un elemento importante nella valutazione complessiva di un opera. Due piccole salette con disegni e libri antichi, preziosi, dalle pagine ingiallite, quattro chiacchiere e due risate, una bellissima atmosfera ! Il pensiero di Parisini: "Scegliere di ritrarre animali risiede nella mia visione etica del mondo e nella mia conseguente scelta di vita, ovvero abbandonare la città per vivere in montagna, quindi ritornare alla terra.Da ormai 16 anni vivo in una borgata semi abbandonata a quasi 1300 metri di altitudine, in compagnia di mia moglie e dei miei tre figli, allevando un cavallo, delle capre, alcuni alveari, curando un orto e naturalmente disegnando.Oggi chiunque abbia gli occhi per vedere e cuore per sentire è convinto che bisogna inserire nelle problematiche che soffocano il mondo, un nuovo senso di meraviglia, una nuova spiritualità, il coraggio di sognare, vivere per l'utopia, utopia di un mondo più semplice e naturale". Ieri pomeriggio mi sono persa nello sguardo di quel lupo, nella lucentezza delle sue pupille, nel mistero dei suoi pensieri ed è sempre così: quando guardo un animale negli occhi, su un foglio o nella realtà, mi perdo nel fascino e nella meraviglia della sua inspiegabile perfezione e bellezza, quell' incredibile trasparenza che nello sguardo di chi mi circonda ahimè diventa sempre più difficile trovare.

28/06/1948

Amor che mi ridesti,
e nel sole e nel vento,
nel mar ti manifesti
soave e violento;
Amore, amor furioso
della mia giovinezza
tocco voluttuoso
di una sola carezza
perchè mai non mi rendi
delle mie voglie il coro?
Perchè non mi riaccendi
nel tuo vortice d'oro?
Sempre finchè non torni
Dio solo a contemplare;
fino alla fin dei giorni
ti voglio, Amore, amare !

21 novembre, 2008

Una folata di vento

Distratta non lo vuoi ascoltare, richiama la tua attenzione sbattendo forte contro la finestra ma non riesce nel suo intento, si intrufola allora attraverso gli spifferi e ti raggiunge ovunque tu sia, ti scosta i capelli dal viso, bacia dolcemente il collo e sussurra qualcosa all' orecchio, non è un sibilo per te che ormai lo conosci bene perchè hai imparato ad ascoltarlo. Non è cattivo ma neanche buono come vorresti, lui è sincero e ti suggerisce ciò che altrimenti da sola non capiresti. E così all' improvviso cambia dinuovo tutto, il calore dell' illusione in quella piccola stanza scompare e torna con lui tutto ciò che già c'era: niente. Scende la sera e tu resti sola in sua compagnia, sarà lui che ti accompagnerà a casa, lui che ti ripeterà la sua cantilena fino a quando raffredderà il tuo cuore. E' in missione e stasera non sussurra ma urla ed è inutile tenere appoggiate le tue mani sulle orecchie perchè tu lo devi ascoltare. Esci dal lavoro avvolta in una spessa sciarpa di lana, ti stringi nel tuo striminzito cappottino e imprigionata in un vortice di foglie secche lo lasci raccontare, gli permetti di smorzare l' entusiasmo, di farti sentire la sciocca che si crede speciale e ti riporta con i piedi per terra perchè sei troppo pesante per riuscire a farti volare.

19 novembre, 2008

Nicole est arrivèe












Je vous souhaite mes meilleurs voeux pour la naissance de votre petite chèrie Nicole: bienvenüe parmi nous!

16 novembre, 2008

Mamma mia...

A volte è esattamente quello che ci vuole per concludere in bellezza la settimana: un film spensierato, romantico, semplice ed un boiler di pop-corn caramellati per rendere il tutto ancor più dolce. Mamma mia! Romantica la storia di Donna (una sempre bravissima Meryl Streep) che su una sperduta isoletta greca, circondata soltanto da un mare verde smeraldo, conduce una piccola pensione piuttosto fatiscente in compagnia di simpatici personaggi tipici del luogo e della figlia avuta 20 anni prima, ai tempi dei "figli dei fiori". I dubbi sulla paternità di Sophie sono il filo conduttore di una trama che scivola sulle note di una vivace colonna sonora, gli Abba. Non ci crederete ma alla fine nella sala 5 dell' Ideal tutti cantavano e ballavano, dalla famosa "Dancing queen" a "Mamma mia" passando per una romantica e struggente "The winner takes it all". Eravamo in tanti, di tutte le età: i quindicenni ridevano, i trentenni sognavano, i sessantenni ricordavano "Eravamo proprio spensierati..." e tutti, ugualmente eccitati, cantavamo. Incredibile, un' atmosfera unica. Io, va bè, sono riuscita anche a commuovermi per la complicità del rapporto tra madre e figlia e per un amore rimasto in standby per ben vent'anni. E' stato davvero divertente e infondo infondo...come avrei voluto vivere in quell' epoca! Gonnellone multicolori e fiori ovunque anche tra i capelli, camminare scalza e libera, con grandi sogni in un sempre troppo piccolo cassetto, portando ovunque il famoso messaggio "Peace and love" attenta solo a ciò che comanda il cuore.

Comunicare,ricordare,pretendere

Week-end "movimentato" come del resto lo è stata un po' tutta questa settimana che mi ha vista altrove, distante, agitata. Nessun evento particolarmente rilevante, nessuno spunto interessante tanto da indurmi a scrivere qui, almeno fino a ieri e così rieccomi ad elucubrare tra un "ma" e un "se".
Comunicare: Sul tram io e mia madre, come ogni sabato mattina, dirette verso il centro città per una deliziosa colazione in un piccolo bar, tortina calda di pasta sfoglia con crema e mele accompagnata dal miglior marocchino che si possa gustare qui a Torino, tra una parola e l' altra un anziano signore perde l' equilibrio e ahimè riesce a non cadere solo aggrampandosi alla sottoscritta e stringendole forte la mano senza però, subito dopo, lasciarla andare "Le ho fatto molto male signorina?" rispondo con un sorriso e un "Ma si figuri". Poco prima di scendere, in attesa della fermata, l' anziano signore sulla settantina mi si avvicina nuovamente e mi chiede la possibilità di scambiare due parole, non ci sarebbero stati problemi ma ahimè con la frase "Quello che è successo tra di noi prima è significativo..." ho capito, nonostante mi fossi svegliata da poco, che il suo atteggiamento era molto lontano da quello di un nonno che si rivolge ad una sconosciuta nipote e così ho cercato di defilarmi con educazione. L'età, il ricordo di mio nonno della sua malattia e delle sue mille incoerenze nonchè il grande imbarazzo mi hanno impedito di reagire come è mio solito fare in questo tipo di circostanze e cioè con una spinta decisa e un sonoro "Ma vai a quel paese!". Ho provato pena e non rabbia nei confronti di quell' individuo tanto da riuscire ad arrestare ciò che gli avrei comunicato se avesse avuto anche soltanto 10 anni di meno e questo proprio soltanto per la sua età avanzata. Ho gestito al meglio la mia impulsività.
Ricordare: Ahimè nuovamente grazie a Facebook ho vissuto un altro tuffo nei ricordi. Alle 17 davanti alla Consolata ho aspettato trepidante l' arrivo di Federica e ho ripercorso nell' attesa tutto ciò che con lei ho condiviso 10 anni fa e di cui anche qui ho già parlato: l' università, il volontariato in canile, le notti in discoteca a parlare più che a ballare. Ed ecco un bicicletta gialla con un grosso girasole attorcigliato al manubrio, una sciarpa verde con dei fiorelloni viola cuciti sopra qua e là, tanti riccioli rossi spettinati scostasti dal viso grazie ad una mollettina blu ed alla fine un sorriso spontaneo, pieno di gioia, radioso, il sorriso dell' amica persa lungo il mio cammino. Ci siamo abbracciate forte e una volta parcheggiata la bici sgangherata ci siamo sedute davanti ad una tazza di tè caldo a sorseggiare tutto ciò che ci eravamo perse di una e dell' altra. L' emozione più grande è stata sicuramente il ritrovare in noi quello che già allora ci univa e che gli anni non erano riusciti a cancellare. L'ho ritrovata, lei ha ritrovato me e adesso nessuna di noi due intende perdersi nuovamente, stupidamente.
Pretendere: A dir la verità il mio sabato mattina non è incominciato sul tram. In portineria è arrivato Black, il piccolo Black. Abbiamo fatto amicizia e con due carezze ci siamo presentati,due occhioni marroni profondi, il pelo ancora lucidissimo, un musetto appuntito e tremendamente spaventato. Il tempo di gioire per la novità e per il suo arrivo nel condominio ma un po' anche nelle nostre vite di tutti i giorni e già mi ritrovavo trafelata a rincorrerlo in mezzo alle vie trafficate del quartiere. Non ricordo di aver corso mai così tanto, con il cuore che credevo abbandonasse il mio petto e con un' agilità che normalmente non mi appartiene. E' scappato, l' ho rincorso in mezzo al traffico ed all' indifferenza della gente, spero torni ma non lo si può pretendere visto che fino a ieri giocava libero in mezzo al verde. Da un gairdino ai 40 mq scarsi del locale portineria. Ora il cancello è aperto e ci si aspetta che quel musetto spunti da un momento all' altro, magari da dietro un' auto parcheggiata lungo il viale.
Ecco che con tre parole ho raccontato la mia giornata: tre parole che significano molto, almeno per me, che non riesco a non comunicare neanche se me lo impongo, neanche se fingo di essere fredda ed assente dinanzi a chi in qualche modo mi ha ferito, io che penso arrabbiata che è proprio dove finisce la comunicazione che inizia l' idifferenza, la peggior vendetta se mi si vuol far del male. Dei ricordi poi non posso fare a meno anche quando lo vorrei intensamente, anzi ho addirittura la pretesa che questi vengano condivisi. Comunicare un ricordo e pretendere di riviverlo insieme, come se nulla nel frattempo fosse accaduto.

15 novembre, 2008

La memoria

18. 27. La donna che perse la dracma e la cercò con la lucerna, non l'avrebbe trovata, se non ne avesse avuto il ricordo. Trovandola, come avrebbe saputo che era la sua dracma, se non ne avesse avuto il ricordo? Molti oggetti ricordo di aver perso anch'io, cercato e trovato; e so pure che, mentre ne cercavo qualcuno, se mi si chiedeva: "È forse questo?", "È forse quello?", continuavo a rispondere di no, finché mi veniva presentato quello che cercavo. Se non avessi avuto il ricordo di quale era, quand'anche mi fosse stato presentato, non l'avrei ritrovato, poiché non l'avrei riconosciuto. Avviene sempre così, ogni volta che perdiamo e cerchiamo e troviamo qualcosa. Se mai qualcosa, ad esempio un qualsiasi oggetto visibile, scompare dai nostri occhi, ma non dalla nostra memoria, la sua immagine si conserva dentro di noi, e noi cerchiamo finché sia restituito alla nostra vista. Trovatolo, lo riconosciamo in base all'immagine interiore, né diremmo di aver trovato l'oggetto scomparso, se non lo riconoscessimo, né potremmo riconoscerlo, se non lo ricordassimo. L'oggetto era perduto, sì, per gli occhi, ma conservato dalla memoria.
(Sant'Agostino, Le confessioni)

08 novembre, 2008

VENDESI

Statisticamente gli agenti immobiliari, soprattutto quelli delle grandi e famose agenzie, al giorno d' oggi, sono un po' tutti uguali: si presentano agli appuntamenti in doppio petto, le scarpe che sembrano di due misure più lunghe, sarà per colpa delle punte, grossi nodi alle cravatte dai colori sgargianti, arrivano sempre trafelati con la loro cartellina sotto il braccio e un bel sorriso stampato sul volto, ti tendono la mano prima ancora di riuscirtela a stringere. Le donne non sono poi così diverse, al posto del nodo alla cravatta le contraddistingue la minigonna, spesso vertiginosa, o il tacco da almeno 10 cm. Pieni di speranze, con il desiderio nel cuore di trovare un comodo e caldo nido ci si affida a loro, intermediari del futuro. "Lo stabile è silenzioso e ben abitato, l'ascensore funziona benissimo, non ci sono in programma lavori di manutenzione straordinaria e l' appartamento è un vero affare !" e allora...vediamolo.Spazioso, luminoso, i pavimenti lucidi, bella l' esposizione, ampie le camere. Ma non tutto quello che sembra è. Ultimamente ho visitato dimore lussuose, eleganti, li ho visitate ed acquistate, tutto sembrava davvero perfetto ma poi, vivendoci per un po', ho scoperto quello che gli agenti immobiliari mi avevano taciuto con un silenzio piuttosto che una sincera confessione. Rosoni su soffitti dalle crepe evidenti, parquets graffiati in profondità, macchie di umidità dietro a grandi e dorate specchiere, balconi dalle ringhiere vecchie ed arrugginite, eppure tutto era così ricco, sfarzoso ed ideale. Traslochi con l' entusiasmo di aver finalmente trovato qualcosa di affascinante ed unico, comodo e tranquillo, i primi giorni ti senti un intimidito ospite ma poi prendi confidenza con ogni particolare che ti circonda. Rincasi la sera felice, ti accoccoli sul divano e non ti lasci distrarre dal fetore di muffa che fingi di non sentire, rapito da tanto calore. Colori le pareti, cerchi di stuccare le crepe e sui parquet stendi preziosi tappeti su cui fare l' amore. Ma forse tutto questo non basta. Ti illudi, del resto è quello che riesci a fare meglio e nonostante tu non riesca più a sentirti a casa, non ti decidi a vendere. La delusione si fa meno dolorosa quando capisci che forse anche una piccola mansarda alla fine ti potrebbe bastare, una mansarda disabitata, trascurata, mai presa in seria considerazione, da restaurare, curare ed amare. Non serve che nessuno elogi le sue qualità perchè sei in grado di scoprirle da solo e di rischiare dinuovo ma anche di sperare come speri ancora che la lussuosa dimora torni al suo splendore, che da quella finestra dai vetri cattedrale torni a filtrare il sole, quel sole così caldo da riuscire a scaldarti anche nelle giornate più fredde. Insomma io non rinuncio mai anche quando forse dovrei e così ho un' infinità di chiavi per altrettante case mai realmente disabitate.Morale della favola: le persone sono case e come queste, per sentirsi bene davvero, vanno intensamente vissute.

04 novembre, 2008

Maggiociondolo e Betulla

Quando qualcosa o qualcuno mi appassionano nel profondo, anche solo per un gesto, una parola, un sussurro, io, entusiasta, mi infervoro, scorre in me clorofilla allo stato puro, resuscita la fatina verde dell' assenzio, insomma mi germoglia l' anima. Io sono fatta così, mi lascio trascinare dalle emozioni e non mi stancherò mai di esibire questa mia "etichetta" che orgogliosa tengo incollata al mio petto: "passionale". Il termine può assumere un' infinità di significati a seconda delle circostanze, in questo caso, è il risultato di una scoperta: sto leggendo con passione un libro, un piccolo volumetto di circa un centinaio di pagine dalla copertina blu, l' autore è Mauro Corona, di cui ho già riportato in passato qualche verso, il titolo "Le voci del bosco". La mia lettura è fluente ma discontinua perchè, come sono solita fare, con la matita sottolineo passaggi significativi, che mi impongo di ricordare e che spesso torno volutamente a rileggere, ecco allora che stasera mi sono interrotta ed ho pensato "devo riportare tutto questo da qualche parte" ed allora ecco fedelmente quanto segue: "Nella concretezza risiede la nobiltà del maggiociondolo.E' come l'amico fedele che rimane nell'ombra ma è pronto a intervenire in caso di bisogno. Di lui ti puoi fidare. Disponibile al sacrificio, è un legno speciale anche per la stufa e produce un fuoco gagliardo, di un bianco incandescente che riscalda l'anima prima ancora del corpo. E' un generoso, e quamdo stai scivolando non si comporta come la muga traditrice, ma ti sostiene e ti incoraggia. Non ha bisogno di affetti nè li vuole. Non dipende da nessuno e affronta la vita schivo e riservato. Non disprezza l' amore ma neppure lo cerca. Una betulla innamorata di un maggiociondolo attendeva che il vento la piegasse per andarlo a baciare, ma, per quanto il vento soffiasse forte, le mancavano sempre quei pochi centimetri per giungere al bacio agognato. In attesa dell' evento impossibile, la betulla gli parlava senza speranza. Fu il Vajont che li unì. Strappati e trascinati via dall' acqua, si toccarono per un breve istante. Così, prima di morire, anche il maggiociondolo ebbe un po' d'amore, mentre dalle rive sparivano gli altri alberi e la gente, la gioia di vivere, tutto quello che ci aveva fatto sperare in un futuro migliore".

Più lo mandi giù e più...

Domenica pomeriggio è entrata a far parte dell' arredamento del mio piccolo e modesto appartamentino la famosa, compatta, colorata macchinetta per il caffè "Nespresso". Il mio maritino ha approfittato di un momento di distrazione da shopping pre-natalizio e così con un "amore è un affarone" mi ha convinta, il tempo di un "si, si..." e ta tan avevamo adottato il marchingenio tanto in voga. Non ho ancora capito esattamente quanto ci sia costata, so che abbiamo ricevuto un buono da spendere alla Rinascente, un quantitativo assurdo di cialdine multicolor ma George Clooney nella scatola non c'era. Felice come un bambino davanti ad una maxi torta al cioccolato, ho visto Ste con il sorriso negli occhi per quell' acquisto così improvviso e così l'ho assecondato un po'. Non ci crederete ma per preparare il caffè si alza dal letto persino prima che suoni la sveglia, meticoloso com'è, sceglie con cura l' aroma, posiziona le tazzine e schiaccia il pulsante d' accensione, in un attimo il caffè è pronto. "Simooo, il caffè..." ehm ehm, mi avvicino ma ahimè lentamente con fare svogliato, cerco di fingere ma ormai mi ha scoperta da quell' oggetto esce una bevanda acquosa che non ha niente a che vedere con il buon caffè forte ed inebriante che borbottava nella caffettiera fino a qualche giorno fa. Mi fa sempre notare la schiuma che nasconde la brodaglia, annusare l' aroma pressochè inesistente e così da lunedì iniziano le mie giornate. Profetizza convinto che sia una questione di utilizzo e cialde ma alla fine so come andrà: lui schiaccerà il suo pulsantino e io mi sveglierò lentamente aspettando che la mia piccola moka da due tazze, sul fornello, compia il suo dovere.

02 novembre, 2008

Ieri, 1° novembre

Non sono un' assidua frequentatrice di cimiteri nè credo di trovare lì le persone care che mi hanno lasciata e quindi ci vado molto di rado, so con certezza che loro sono altrove e che mai avrebbero deciso di trascorrere l' "eternità" in posti spesso lugubri e freddi. Lapidi grigie e campi incolti, ieri vasi di fiori dalle dimensioni esagerate o mazzi di orchidee che dureranno non più di due o tre giorni e domani magari neanche un bocciolo di rosa. C'è chi non aspetta altro che questa triste ricorrenza per portare omaggio ad una tomba e chi, ancora devastato dal dolore per la perdita, tutti i giorni ci si siede dinnanzi: contempla, aspetta, piange. Da bambina accompagnavo mio padre e, sembrerà macabro e fuori luogo, quando mi portava con sè al cimitero Parco era persino divertente. Niente di più che un immenso prato verde con tanti alberi secolari e, se eri fortunato e silenzioso, potevi addirittura scorgere, saltellanti tra le lapidi, vispi scoiattoli e leprotti. Al cimitero monumentale invece bellissime statue dallo sguardo assente che volge altrove, tombe di famiglia dalle dimensioni esagerate, vecchie foto di volti neppure sorridenti, nell' aria odore di muffa e umidità. Che cosa c'è in un cimitero? Ahimè, nulla, solo la speranza di ritrovarvi qualcosa di ancora tangibile, la convinzione di aver compiuto una buona azione andandoci, in certi casi persino il vanto di aver abbellito la propria tomba meglio di quella del vicino. Io al cimitero non ci trovo davvero più nulla a parte le lacrime per uno, cento, mille ricordi. La scelta delle fotografie poi, in alcuni casi, davvero non la comprendo: non esporrei le foto più recenti prima della scomparsa quanto piuttosto quelle di un bel ricordo, il click di un sorriso, di una bella emozione. Ecco allora le foto che avrei scelto per i miei nonni ed i miei prozii: Michele e Matilde su un albero, fidanzatini durante la guerra nel 1940 a raccogliere ciliege e comunque pronti a rifugiarsi se suonava la sirena, in una Rivalta Bormida sotto i bombardamenti e nonostante questo felici del loro amore così semplice e genuino, Eugenia e Virgilio, ufficiale al fronte, su una panchina del Valentino, abbracciati a scaldarsi l' uno vicino all' altra in un freddo pomeriggio d' autunno. Loro ora sono così e per me lo saranno per sempre, sono tornati giovani e belli, innamorati e felici non con tutte quelle rughe e gli sguardi così assenti, i nonni ancora raccolgono ciliege dove è sempre Primavera e Virgilio non lascerà Eugenia perchè la guerra è finita e lì non ce ne saranno altre.