31 luglio, 2009

In sintesi

Non farò un riassunto delle "puntate precedenti" vi e mi annoierò raccontando di giornate passate in fretta senza capo coda, senza colpi di scena avvenimenti di particolare interesse. Ho compiuto trentacinque anni all' ombra di un dolore, nascondendomi dietro a larghi sorrisi e a tanti "grazie", mi sono divertita alla festa a sorpresa organizzata dai miei amici più cari, che sanno sempre cosa mi fa star bene e difficilmente mi deludono, mi sono giunti auguri, regali ed è comparsa una rughetta in più sotto ai miei occhi sempre stupiti, curiosi, speranzosi e, ultimamente, spesso annacquati. Non ho prestato attenzione a chi se n'è ricordato e a chi no, ho apprezzato il ricevuto e, nemmeno per un istante, criticato o giudicato l' indifferenza. Credo fermamente che ci siano cose a cui non riuscirò mai a dare una spiegazione convincente ma quello che da me "parte" o è partito in passato, anche se non torna e non è più tornato, è partito spontaneamente, sinceramente, senza alcun bisogno di essere contraccambiato. Questa, più o meno, è la sintesi di un compleanno.
In visita dai miei genitori, la cerco ancora, mi trattengo dall' afferrare il guinzaglio per portarla a fare la sua passeggiatina delle due e dal cedere alle lacrime quando il mio nipotino, di soli tre anni, mi fa coraggio dicendomi "zia Bubi, Cabì è dal dottore ma vedrai che torna", il mio sguardo involontariamente striscia sotto il tavolino del salotto e il mio orecchio spesso crede di sentire l' incedere del suo passo che fa scricchiolare il parquet, insomma Cabì non passa e non passerà mai. Questa è la sintesi di un' assenza a cui non mi abituerò.
Cerco distrazione lavorando a testa bassa per il sito di Chiara a cui ho promesso che l' avrei finito entro le mie vacanze estive, quindi tra meno di una settimana, spero di riuscire ad essere come sempre puntuale nonostante la mia autocritica mi obblighi ad apportarne, quasi ogni giorno, piccole modifiche. Novità: abbiamo trovato uno spazio in cui esporre. Dopo tanto peregrinare la risposta alle mail "della speranza" spedite un po' qua e un po' là: la biblioteca civica Passerin d' Entrèves ospiterà la prima "personale" di Chiara dal 21 ottobre al 12 novembre. Sono orgogliosa di lei, della sua passione e della sua bravura accompagnata da una modestia assai rara in campo artistico. Aspettiamo settembre per divulgare inviti e locandine, anche se qualcuno ha già ricevuto una "soffiata", dato il mio entusiasmo sempre incontenibile, non per farmi notare ricordare, solo condividere e, ironia della sorte, forse sarà l' unica persona che proprio non ci sarà. Spero si riveli un successo, magari il primo di una lunga serie. Questa è la sintesi di un ricordo e di una speranza.

12 luglio, 2009

Un grillo di nome Cabì

Come mi sento? Mah...Difficile a dirsi, difficile a capirsi. Mi sento sola nonostante io non lo sia affatto. Mi sento come se una stanza del mio cuore fosse rimasta improvvisamente al buio per colpa di una lampadina fulminata che, ahimè, non posso più sostituire. Mi sento impotente dinnanzi al tempo che scorre, impreparata nonostante quella voce , in me, sussurri di continuo "succederà...". Mi sento rassegnata. Non pretendevo comprensione nè consolazione ed è stato commovente constatare invece che al mondo ci siano persone ancora meravigliosamente affezionate ai sentimenti, ancora sensibili, ancora desiderose di trasmettermi tutto il loro affetto ed il loro conforto in mille modi differenti ma ugualmente efficaci anche "soltanto" per la perdita improvvisa del mio cane. Sono consapevole del fatto che esistano situazioni più gravi, perdite più ingiustificabili ma il dolore è pur sempre dolore. Io non misuro la sua intensità in base agli eventi: arriva, ti travolge e puoi solo subirlo. Non giudico certo chi non mi capisce, chi pensa "era solo un cane", chi "al mondo succedono cose peggiori", lo so, ma questo non significa che sia necessario stilare una graduatoria. E' doloroso, punto e basta e non passerà, magari cambierà la sua intensità, sfumeranno i suoi contorni ma non passerà con l' avvento di un nuovo dolore. Ieri ho pensato che non le avrei più scattato una foto, che non l' avrei più sgridata per la sua continua richiesta di cibo o per il suo "richiamo", piuttosto rumoroso, rivolto alla scatola dei biscotti nascosti nella credenza..."Cabì basta! Tanto i biscotti non ti rispondono!". Cose stupide insomma, ricordi che riaffiorano senza che io li stia a cercare, inutili "melensaggini" che non potranno certo riportarmela qui anche soltanto per un' ultima carezza. Mi dispiace essere patetica, mi dispiace non riuscire a scrivere in questo momento nulla di divertente o socialmente utile, perdonate quindi il mio sfogo e gli altri che verranno. Che mi stia aspettando da qualche parte o che stia giocando con qualche altro cane speciale, altrove, questo poco importa, lei ora, per me, è un ovunque: ieri sera sul davanzale della mia finestra, al quinto piano, in pieno centro città, mi ha dato la buonanotte...un grillo di nome Cabì.

07 luglio, 2009

Una corsa tra le nuvole

"Sapevo che non si sarebbe rassegnata all' idea di lasciarmi andare, sapevo che avrebbe tentato il tutto per tutto e che, alla fine, sarebbe rimasta delusa per non esserci riuscita. Doveva essere una vacanza, mi sarei riposata sotto un tiepido sole, avrei abbaiato ai gabbiani e rincorso un' onda in riva al mare, niente di più: cose semplici che mi avrebbero fatto bene ed invece...Flebo di calmanti, tremori in tutto il corpo, una gran confusione ed il riconoscere a stento coloro che mi amavano davvero. Un vero disastro! Cosa mi sia successo esattamente non l' ho ben capito neppure ora che la vedo piangere per la mia assenza, disperarsi davanti ad una foto, rispondere con un "Grazie" a tutti coloro che cercano di starle accanto, condividendo il suo dolore. Me lo aveva promesso, avrebbe preso la decisione giusta al momento giusto, avevamo fatto un patto quando ero entrata timidamente a far parte della sua vita dodici anni fa ed invece oggi ha tentennato, ponendosi un sacco di interrogativi, cercando conferme ovunque, evitando di guardarmi negli occhi e capire, capire che il momento forse era arrivato, il momento di decidere lei per me e lasciarmi andare, per allontanarmi ma non perdermi.
Io sono già altrove, dove lei vuole immaginare che io sia: a rincorrere un gabbiano o a scavare buche rotolandomi tra le nuvole. Mi sarebbe piaciuto starle ancora accanto, perchè so che aveva ancora tanto bisogno di volermi bene." Cabì.
Grazie al Dott. Pierbattisti, il suo veterinario dal buonumore contagioso, alla Dott.ssa Mangiola del C.V.I. che le ha prestato le prime cure dopo la prima crisi epilettica, al C.V.T. di Torino, disponibile fino a tarda ora, al Dott. Bianco, il veterinario di Toby, alla Dott.ssa Lotti ed al Dott. Zanella, gli ultimi che insieme a me, hanno accarezzato e salutato Cabì. Grazie di cuore a tutti coloro che sanno cosa vuol dire perdere un amico a 4 zampe ma anche a chi non lo sa e semplicemente mi vuole bene e mi sta vicino, fisicamente o moralmente, grazie a chi ha amato Cabì come l' ho amata io e a chi l' ha semplicemente accarezzata, anche soltanto una volta, ma in quella volta ci ha messo affetto e simpatia, grazie a tutti di tutto cuore.

04 luglio, 2009

Io sono qui

Continuo a leggere e rileggere articoli, guarigioni miracolose e testimonianze rassegnate ed io invece, non riesco proprio a rassegnarmi. Rassegnarmi all' idea di perderla, di non poterla neanche accarezzare per un' ultima volta, di non averla più come compagna di viaggio, di lasciarla andare. Siamo distanti 200 km ed io, dio, come vorrei essere al suo fianco. Epilessia: una crisi definita "a grappolo" la cui causa al momento è ancora da stabilirsi, arrivata oggi alle 19,30, sotto gli occhi preoccupati e sconcertati di mia madre. "Simo, Cabì non sta bene. E' dal veterinario". "Arrivo!". Quello di partire e raggiungerla è stato il mio primo pensiero e lo è tutt'ora. Anche per lei quella al mare doveva essere una vacanza, insieme ai miei, ed invece attualmente Cabì è ricoverata alla Clinica Veterinaria di Imperia, sotto Valium, che aspetta l' esito degli esami del sangue, sola e la sua solitudine mi fa stare male. I miei genitori e mia sorella so che le sono accanto, che sono intervenuti tempestivamente nel portarla dove occorreva ma...io sono qui. Inutilmente cerco di reagire, inutilmente cerco di allontanare da me i pensieri più catastrofici, inutilmente riguardo le nostre fotografie insieme cercando di non piangere. Domani avremo i risultati: un tumore ai reni o al fegato le cause più probabili oppure alla corteccia cerebrale. Non credo che coloro che non ne possiedono, nè ne hanno mai posseduti, possano capire esattamente ciò che si prova quando il proprio cane sta male: un senso di impotenza, di preoccupazione latente, di ansia, già di solitudine. Stanotte non chiuderò occhio, la penserò di continuo ed ancora verserò le mie lacrime e tutto questo a lei non servirà a nulla. Adoro quella creatura invadente, sovrappeso, chiassosa, vivace, adoro ogni suo sguardo, ogni suo guaito, ogni pelo del suo corpo. La adoro da dodici anni, da quando è entrata a far parte della mia vita! Sono qui ad accarezzarla con i nostri ricordi insieme. Coraggio piccola mia!

01 luglio, 2009

Acqua dalla luna

Piove su Torino senza sosta da quasi cinque ore: io scrivo, o meglio, descrivo. La giornata è iniziata con una leggera brezza mattutina, il sole tiepido già faceva prevedere l' esplosione dei suoi raggi e del suo calore verso il mezzogiorno. Così è stato: un caldo afoso ed appiccicoso. Alle diciotto però le nuvole hanno incominciato a girare, a guardarsi intorno smarrite, a cercare l' astro che ormai se n' era andato altrove, probabilmente a tramontare sul mare anzichè in periferia. Improvvisamente il cielo ha cambiato colore ed un violento tuono ci ha quantomeno avvisati dell' arrivo di un temporale. Dal cielo prima acqua, poi ghiaccio, un rumore sordo come se qualcuno lassù facesse i pop-corn. Adoro i cambiamenti climatici, adoro il sole che mi scalda esattamente come la pioggia che mi bagna, adoro ciò che inaspettatamente mi coglie impreparata e mi lascia senza fiato, adoro ciò che non posso controllare e che ancora, nonostante gli studi, non mi riesco a spiegare. Grazie ad un ombrello, gentilmente offerto da Gianna Stravolta, sono arrivata a casa, piano piano, con calma, passeggiando sotto la pioggia. Un ombrello giallo del colore del sole che cercava di proteggermi da qualcosa che comunque non mi stava facendo alcun male. Intorno a me persone di corsa, auto sfreccianti, tutti alla ricerca di un riparo, tutti ma non le foglie degli alberi, non i robusti e coraggiosi tronchi, non io. Ho sentito la mia camicia di cotone leggera aderire alla mia pelle trasformandosi quasi in un suo secondo strato, i jeans inzupparsi come se fossero appena usciti dalla lavatrice, i miei sandali ammorbidirsi e perdere forma, i capelli ribellarsi alla piega, contorcersi ed annodarsi in boccoli ribelli. Non ho pensato neppure per un istante a correre a casa, a rifugiarmi ed aspettare un' interruzione di quanto mi stava scivolando addosso in quel momento, sotto la pioggia si sta benissimo! Anche ora piove acqua dalla luna.