23 dicembre, 2009

Ora, adesso, subito

"Tante cose ho imparato da voi uomini... Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna senza sapere che la vera felicità risiede nel modo di risalire la scarpata. Ho imparato che quando un bambino appena nato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito del padre, lo racchiude per sempre. Ho imparato che un uomo ha diritto a guardarne un altro dall'alto solo per aiutarlo ad alzarsi. (...) Di sempre ciò che senti e fai ciò che pensi. Se sapessi che oggi sarà l'ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima. Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei e ti richiamerei per dartene ancora. Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza pensare, scioccamente, che lo sai di già. Sempre c'è un domani e la vita ci da un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene e che mai ti dimenticherò. Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultimo giorno che vedi coloro che ami. Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai perso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio. Mantieni coloro che ami vicini a te, di loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie, e tutte le parole d'amore che conosci. Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per saperli esprimere e dimostra ai tuoi amici quanto t'importano".
Questo è il mio augurio di Buon Natale ed in generale di Buona Vita a chi passa (anche) di qui ;-)

20 dicembre, 2009

Guadagnarsi la libertà

Ascoltando Radio Montecarlo diretta ad Avigliana, dinnanzi a me lo spettacolo mozzafiato del Pirchiriano e della Sacra di San Michele, quanto segue rapisce la mia attenzione:
"Arriva sempre il momento in cui smettiamo di fuggire i nostri demoni e ci decidiamo a guardarli finalmente in faccia. Il momento in cui ci fermiamo, ci voltiamo e ci lasciamo spaventare dalla paura alla quale abbiamo fino a quel momento tentato di sfuggire. Accade quando ne abbiamo veramente abbastanza, quando crediamo di aver toccato il fondo, in quel momento qualcosa si arrende dentro di noi e ci lasciamo toccare veramente dai moti interiori ed esterni. Allora smettiamo di aspettare che siano le persone che abbiamo intorno a cambiare, o smettiamo di sperare che le cose cambino da sole, insomma accettiamo finalmente le cose come sono. Quando smettiamo di indietreggiare davanti ai nostri malesseri, quando smettiamo di usarli per creare un dramma, per farcene vittime, o quando smettiamo di far finta che non ci siano e finalmente li guardiamo onestamente negli occhi, allora tocchiamo la sofferenza che li sostiene ed è in questo modo, entrando nella sofferenza che abbiamo dentro, che quei demoni finiscono per perdere la presa che avevano su di noi. Una volta che riusciamo a essere anche un attimo non più identificati, non più persi nel dolore, perché siamo riusciti a mantenerci presenti a noi stessi mentre il dolore è lì, siamo per un attimo liberi. (...) Una volta che ci siamo disidentificati, anche solo per un attimo, dalla nostra sofferenza, siamo stati capaci di farlo e potremo farlo di nuovo e non possiamo di nuovo mettere la testa sotto la sabbia e far finta che ci occorra ancora altro tempo per vedere più chiaramente, per capire meglio, per imparare a farlo meglio. E' successo. E' già successo. Quando lo abbiamo fatto, in quel momento siamo già usciti dai nostri luoghi comuni della sofferenza".

13 dicembre, 2009

Un angelo caduto

Chi ben comincia...Quest'anno sono stata tutt'altro che puntuale e solo oggi posso declamare a gran voce "Habemus albero". E' lì dov'è tutti gli anni, in un angolo del salotto, con la sua punta di vetro soffiato, le sue palline bizzarre, un grasso passerotto di lana cotta appollaiato su un ramo, come ultimo arrivato, insomma a parte questo nulla è cambiato dall' anno scorso. Il mio alberello è un abitudinario, un caotico abitudinario, che non segue le mode ma sottosta solo al mio estro più o meno gradevole. Ovviamente qualcosa però doveva succedere durante il suo allestimento, perchè "facile" e "normale" non sono parole di uso comune da queste parti e non mi piacciono neanche più un granchè a pensarci bene. Affronto da sola la "Missione Albero di Natale": svuoto lo scatolone ancora un po' impolverato e sistemo i tre mezzi tronchi (naturalmente artificiali) sul parquet, mi tiro su le maniche della felpa e apro il trepiedi un tantino arrugginito ma ancora robusto ed in grado di sorreggere rami e decorazioni e mi preparo per la fase 2: infilare con forza il primo "tratto" insomma la A, a seguire BE ed infine TE. Modestamente sono abbastanza tosta da sollevare ed issare, abbastanza forzutella per inserire il tubo metallico nell' apposito foro e...voilà...adesso non mi resta che aprire pazientemente, uno per uno, i ramoscelli, stando attenta all' effetto "diserbante": la caduta accidentale degli aghetti posticci al solo tocco. Lo guardo, ci giro intorno e con in mano il secondo tratto mi preparo per la fase 3: BE. Che fatica! Pesa stranamente più di A, qualcosa non mi convince. Prendo le distanze da quell' ammasso verde e mi rendo ben presto conto che il mio albero o è un mutante, che va allargandosi anzichè restringendosi, oppure ho montato i tronchi al contrario. Lo ribalto ed inizio a pensare a qualcuno che mi ha fatto arrabbiare ma tanto, ma tanto, ma tanto, a tal punto da permettermi di applicare tutte le mie forze nello sfilare quei tubi metallici così ben conficcati poco prima. Punizione divina, i rami li ho sfilati ma il trepiedi ha pensato bene di scontrarsi con la mia fronte...che dolore!!! Con una scatola di Sofficini tra le mani, per evitare il bernoccolo, ho pensato "Iniziamo bene". Mi ci è voluto non un secondo ma un terzo tentativo per riuscire ad avere una cima ed una base, per ricordarmi insomma com' è fatto in natura un abete senza bisogno di sfogliare il mio vecchio libro di Botanica e cercare di ricrearlo in salotto. Esausta ancor prima di incominciare. Le palline sono ancora intatte, belle, scintillanti, le saluto di anno in anno scusandomi anticipatamente con loro per eventuali incidenti di percorso che magari accadranno mio malgrado, sono una che spesso "le palle le rompe" e anche tanto, pur non volendo. Mi avvicino con la prima "bolla di sapone", incolore, attraverso la quale ci puoi vedere ciò che vuoi, immaginare qualcosa che non è, ingrandire all' improvviso qualcosa di lontano e divenuto tristemente piccolo piccolo, quasi invisibile. Inutile dire che è la mia preferita, che riservo per lei un posto d' onore, che è la prima, la star, la regina delle palline, quella a cui non servono tanti fronzoli per essere speciale, è naturalmente bella. Nello stringere il nodo del cordoncino dorato che la tiene sospesa avverto uno strano tintinnio, la presenza di qualcosa che non dovrebbe ancora esserci, giro intorno al mio albero ancora una volta ed ecco un piccolo angioletto di vetro, già appeso, molto probabilmente dimenticato lì dal Natale passato. Lo guardo meglio e, ahimè, ha un' ala mozza, deve averla persa nel tragitto casa-cantina 12 mesi fa. Prima la rivolta del trepiedi, adesso l' angioletto disabile...ma che tristezza! Ora sorrido ma quell' angioletto mi ha fatto pensare, non sapete quanto. E' imperfetto, non brilla più, cerca un nascondiglio tra i rami per non rendere sgradevole il contesto, è solo ma certamente non solitario, spera in qualche modo di essere sfiorato per vibrare ancora. Adesso è vicino alla star, ci si specchia dentro e si vede bellissimo, con due ali simmetriche e spiegate, lui che infondo non è altro che un angelo...caduto.

08 dicembre, 2009

Un pezzo di vita

"Se solo per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di pezza e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso ma in definitiva penserei tutto ciò che dico. Darei valore alle cose, non per ciò che valgono ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, capirei che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei quando gli altri si fermano, mi sveglierei mentre gli altri dormono. Ascolterei mentre gli altri parlano e come mi godrei un buon gelato al cioccolato ! Se Dio mi facesse dono di un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi butterei disteso al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima. Dio mio se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che il sole uscisse. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle, una poesia di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Annaffierei con le mie lacrime una rosa per sentire il dolore delle sue spine e con le labbra la carnosa sensazione dei suoi petali... Dio mio, se io avessi un pezzo di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente a cui voglio bene che le voglio bene. Convincerei ogni uomo ed ogni donna che essi sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano al pensare che smettono d' innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono d'innamorarsi ! A un bambino darei le ali ma lascerei che da solo imparasse a volare. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con l'oblio".

04 dicembre, 2009

L' urlo

E' in ognuno di noi, tra gola e petto, risiede lì e questa volta non parlo del cuore. Spesso è soltanto assopito, quando però vuol farsi notare non lo si può ignorare perchè la sua presenza diventa invadente ed ostinata. Camminiamo, soli, in altre faccende affaccendati, ci scontriamo senza farci male (a volte si, ce ne facciamo eccome) ed andiamo oltre (beato chi ci riesce), volti inespressivi, occhi velati, indossiamo inefficaci giubbotti antiproiettile per proteggere ciò che forse ancora batte (parlo del cuore). Nulla ci distoglie, nulla ci stupisce, calpestiamo terra e anime, con non curanza abbandoniamo al passato (e non ai ricordi) ciò che infondo non ci riguarda (più). I giorni scorrono ed è dinuovo venerdì. A cosa mi sono serviti due occhi grandi e luccidi come stelle in un notturno inaspettato se non sono riuscita ad esprimere ciò che sentivo? A cosa un cuore così imbizzarrito da non poter essere domato nè imbrigliato in catene arruginite? Parole rabbiose ed arrabbiate, sola contro tutti, per difendere un nemico. Larghi sorrisi, inutili abbracci, giri di parole che si sono rivelati soltanto monologhi sgrammaticati. Vittima forse di una vendetta ben architettata, perfettamente riuscita, spero di aver regalato almeno una grossa risata per aver abboccato. Ci si stupisce della violenza che ci circonda e non ci si stupisce più di quanto ognuno di noi riesca a far del male a qualcuno non necessariamente pugnalandolo in pieno petto. Ed eccolo che sale...ed eccolo che spinge...ed eccolo che non resiste alla tentazione...Urlo!