10 agosto, 2011

Dove finisce il mare

Se con una mano scrivo e con l’ altra cerco di tranquillizzare con una carezza il tuo moto perpetuo, agitato e confuso, a me difficilmente comprensibile, il mio sguardo da questo foglio insabbiato e dai bordi un po’ ingialliti, si rivolge spesso al mare e tu un giorno, se la genetica non è un’opinione, mi chiederai: mamma dove finisce il mare? Credo sia stata questa la prima domanda che, dinnanzi alla distesa azzurra, una volta in grado di formulare una  frase di senso compiuto, ho posto ai tuoi nonni ma ora ahimè davvero  non ricordo quale sia stata la loro risposta. Da dove arriva tutta quest’acqua? E come fa a non scivolare via lungo la linea dell’orizzonte? Una spiegazione logica, razionale e scientifica c’è, te lo garantisco, ma non penso  sia necessario conoscerla subito, la si può ignorare almeno fino a quando non sarai costretta ad apprenderla tuo malgrado e magari ripeterla a qualche acida maestra che, com’è accaduto a tua madre, terrà a freno la tua fantasia, ribadendoti che Babbo Natale non esiste e che i merli e i merletti dei castelli medievali non hanno nulla a che fare con pizzi e ricami. Bimba mia io, se vorrai, ti insegnerò ad andare oltre. Oltre la linea di confine delle cose ma soprattutto delle persone, delle apparenze, oltre le certezze dei saggi saputelli per i quali non esistono più i “ma” ed i “se” ma solo i “si” ed i “no”, coloro i quali alla sinuosa ed affascinante curva dei punti interrogativi, preferiscono la rigida baionetta degli esclamativi. Un consiglio: rendi il tuo orizzonte infinito, incomprensibile, indescrivibile, non restare mai “al di qua” ma spingi il tuo sguardo curioso “al di là” scoprirai così facendo che la vita è meglio di quanto io stessa te la riuscirò a raccontare. E quando, con aria incredula, insieme guarderemo il mare, sarò io a domandarti dove finisce ed attenta ed emozionata  ascolterò in silenzio la tua geniale risposta, magari, sorridendo, esclamerai: “Chiediamolo ai gabbiani”.