23 dicembre, 2011

Aspetta e ricorda

"...."
"Perché sei sempre triste?" gli ho chiesto.
"Non sono triste".
"Si che lo sei".
"Non è quello" mi ha detto.
Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in verità è solo in una piccola parte di quegli anni che vive davvero e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata.
Allora, lì, è felice.
Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare.
Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice.
Sembri triste ma è solo perchè stai aspettando o ricordando.
Non è triste la gente che aspetta e nemmeno quella che ricorda, semplicemente, è lontana"

Aspetta, ricorda ma fai di tutto per essere felice!

22 ottobre, 2011

Il "bucatino"

E adesso??? Stamattina il sentiero di mattoni gialli ha cambiato direzione: io, come ogni giorno, mi sono incamminata ma la vita ha bussato sulla mia spalla indicandomi di svoltare. Ho riordinato i cassetti della scrivania liberandoli da inutili e vecchie scartoffie, ho cambiato il rotolo alla calcolatrice, cestinando le mie "battute" fatte di numeri incolonnati, ho pagato gli ultimi 15 caffè sorseggiati tra una risata ed un biscotto ai cereali durante la pausa delle 10, ho salutato commossa gli amici colleghi esclamando loro: "Vado, partorisco e torno!". Mi manchereanno in questi mesi, mi mancherà un po' di ciascuno di loro: il rapporto di amore/odio che lega a filo doppio me e Roby, i pettegolezzi bisbigliati con Angela, le lotte con il Geo freddoloso per tenere chiuso il mio calorifero, i riassunti, gli appunti, le spiegazioni riguardanti un lavoro imparato ben 11 anni fa ora trasmessi a colei che cercherà di incamminarsi lungo il mio "sentiero", mi mancheranno i loro sorrisi ed il loro affetto. Mi sono commossa sì e c'è chi ancora non ne capisce la ragione. Semplice: mi piace il mio lavoro, mi piacciono le persone con cui lo condivido, mi piace svolgerlo nel miglior modo possibile, mi piace tornare a casa dopo 8 ore trascorse seduta ad una scrivania davanti ad un pc, soddisfatta. Ecco soltanto alcuni dei motivi per cui ieri mi sono commossa. Sicuramente a questi si aggiunge poi il grande quesito che non mi abbandona da otto mesi a questa parte e un po' mi intimorisce e rende perplessa: "Sarò in grado di gestire anche questa nuova "situazione"? Riuscirò ad essere non la migliore ma quantomeno una buona madre?".
Ho scelto, visto le mie buone condizioni di salute, la maternità flessibile, vale a dire quel periodo che va dal mese prima della data presunta per la nascita a quattro mesi dopo il lieto evento.
Arrivata fin qui, adesso aspetto: tra il mini-bucato che sventola appeso ai fili della biancheria ed il vapore del ferro da stiro intento a non lasciar piega su questi piccoli bavaglini rosa. Aspetto e mi preparo, percorrendo, ancora di buon passo, il mio nuovo sentiero di mattoni gialli.

10 agosto, 2011

Dove finisce il mare

Se con una mano scrivo e con l’ altra cerco di tranquillizzare con una carezza il tuo moto perpetuo, agitato e confuso, a me difficilmente comprensibile, il mio sguardo da questo foglio insabbiato e dai bordi un po’ ingialliti, si rivolge spesso al mare e tu un giorno, se la genetica non è un’opinione, mi chiederai: mamma dove finisce il mare? Credo sia stata questa la prima domanda che, dinnanzi alla distesa azzurra, una volta in grado di formulare una  frase di senso compiuto, ho posto ai tuoi nonni ma ora ahimè davvero  non ricordo quale sia stata la loro risposta. Da dove arriva tutta quest’acqua? E come fa a non scivolare via lungo la linea dell’orizzonte? Una spiegazione logica, razionale e scientifica c’è, te lo garantisco, ma non penso  sia necessario conoscerla subito, la si può ignorare almeno fino a quando non sarai costretta ad apprenderla tuo malgrado e magari ripeterla a qualche acida maestra che, com’è accaduto a tua madre, terrà a freno la tua fantasia, ribadendoti che Babbo Natale non esiste e che i merli e i merletti dei castelli medievali non hanno nulla a che fare con pizzi e ricami. Bimba mia io, se vorrai, ti insegnerò ad andare oltre. Oltre la linea di confine delle cose ma soprattutto delle persone, delle apparenze, oltre le certezze dei saggi saputelli per i quali non esistono più i “ma” ed i “se” ma solo i “si” ed i “no”, coloro i quali alla sinuosa ed affascinante curva dei punti interrogativi, preferiscono la rigida baionetta degli esclamativi. Un consiglio: rendi il tuo orizzonte infinito, incomprensibile, indescrivibile, non restare mai “al di qua” ma spingi il tuo sguardo curioso “al di là” scoprirai così facendo che la vita è meglio di quanto io stessa te la riuscirò a raccontare. E quando, con aria incredula, insieme guarderemo il mare, sarò io a domandarti dove finisce ed attenta ed emozionata  ascolterò in silenzio la tua geniale risposta, magari, sorridendo, esclamerai: “Chiediamolo ai gabbiani”.

26 giugno, 2011

E ti porto con me

E ti porto con me, davanti a questo mare ora così calmo, sfiorato da un tiepido sole, tra le risate festose di bimbi insabbiati che ancora, nonostante i richiami delle madri agitate, giocano a rincorrersi.
E ti porto con me sotto questo costume da bagno che un tempo mai avrei indossato, così sgargiante e colorato che certo non nasconde le mie nuove ma  per me belle rotondità.
Ti porto con me fra le righe di un libro nuovo, comprato su una bancarella del lungomare da un vecchio burbero, un po' per fretta, un po' per noia, che ho capito dalle prime venti pagine essere un bel tomo triste su cui verserò anche qualche lacrima.  
Ti porto con me nei ricordi di un' estate fa e nei programmi di un' estate che verrà.
Si, ti porro con me, nel mio grembo e nel mio cuore !

03 maggio, 2011

Cure parentali


Argomento decisamente affascinante, studiato sui libri dell' università, approfondito sulle riviste scientifiche, letto e riletto nei volumi dei grandi etologi italiani e non: le cure parentali.
Un genere di vespa depone le sue uova all' interno di larve di coleotteri o ragni, prima paralizzati con il suo aculeo, per assicurare alla schiusa "carne fresca" alla prole. Vomitevole? Disgustoso? Avete presente una vespa? Quell' insetto spesso scacciato malamente se ci ronza attorno? Ecco quei pochi centimetri volanti sono capaci di un gesto così premuroso ed altruista. Inoltre ricordo ancora il Corriere Grosso (Charadrius hiaticula) uccelletto di 20 cm. x 8o gr. che riesce addirittura a fingersi ferito e simulare un volo maldestro, per distrarre il predatore, facendosi seguire e tenendolo così occupato ma soprattutto lontano dai nidiacei.
La natura insegna, affascina, stupisce e, se la memoria me lo consentisse, avrei centinaia di questi esempi da raccontare in proposito.
E' due mesi, ormai quasi tre, che per andare in ufficio non attraverso C.so Francia di corsa, schivando la velocità dei frettolosi in macchina: chissà perchè non mi ero mai accorta della vicinanza di quelle strisce pedonali davanti alle quali, facendo comunque attenzione, si fermano in molti. Mi guardo a destra e a sinistra e, per chi non esita a frenare, non dimentico mai un gesto di ringraziamento. Il mio passo non è rallentato ma è sicuramente più prudente, non  mi lascio distrarre dai messaggi sul cellulare, a cui posso rispondere una volta arrivata a destinazione, nè sottovaluto la presenza del marciapiedi. Ho l' impressione che la serenità, la tranquillità nell' affrontare la giornata lavorativa e non, mi faccia stare bene e tante volte rido ripensando a quando davo importanza ad eventi, comportamenti, anche soltanto parole, che ora mi sembrano inutili sciocchezze. Sei tu che riesci a portarmi tutto questo benessere? Sono quei pochi centimetri che cerco di proteggere e già accudire con tutta me stessa che mi aiutano ad essere così "bella"? Non importano le dimensioni nè se l' involucro è un guscio o un ventre, la sua presenza non la si può ignorare perchè quell' infinitamente piccolo è già immensamente grande. Se la vespa fornisce brandelli di larva ed il Corriere gioca a fare l' attore drammatico, io ascolto i consigli, respiro più profondamente, attraverso sulle strisce pedonali, insomma, un po' ho cambiato vita...e ne sono felice. 

11 aprile, 2011

Ci piace

....Give me nights of solitude, red wine just a glass or two, give me something fun to do...

25 marzo, 2011

Una gocciolina di clorophilla

Vorrei che questo fosse il più bel post mai scritto, vorrei che ciò che provo ora riuscisse a scaldare almeno un po' i cuori di tutti coloro che lo leggeranno, amici e nemici, vorrei che chi decide di non parlarne, per privacy o per scaramanzia, capisse che un' emozione così bella va condivisa perchè può rendere il mondo degno di essere ancora vissuto: io ho deciso di farlo e, comunque vadano le cose, non penso che di questo mai me ne pentirò. Sabato scorso alle ore 5,40 ho scoperto che diventerò mamma o quantomeno sto mettendo il mio corpo a disposizione di una nuova vita, di un "essere speciale" ed io avrò cura di lui (cit.).
Alle 6,00 io e Stefano abbiamo condiviso un pensiero dinnanzi a quella barretta di plastica dai poteri chiaroveggenti: "Siamo qui per aiutarlo a realizzare i propri sogni". Tremavo e se ci ripenso tremo ancora ora che è già passata un' altra settimana: tremo per l' emozione, per l' ansia e un po' per la paura. Tremo e sorrido, già, non riesco a fare altro. Non c'è dubbio trattasi di felicità. Sono fortunata sia perchè non ho ancora nessun sintomo sgradevole se non una frizzante euforia che mi accompagna per tutto il giorno ed un colorito salubre su una facciotta ben pasciuta ma rilassata, sia perchè sono circondata da persone meravigliose che non appena l' hanno saputo, o scoperto, mi hanno trasmesso tutto il loro affetto. Le lacrime di mia madre, quelle, nascoste ai miei occhi, di mio padre che ha esclamato "Oh Signore!", i singhiozzi e l' incredulità dei miei suoceri, un coro di "Siamo felici" degli amici, gli abbracci forti e sentiti di chi è rimasto senza parole ma non senza sorrisi. Insomma l' incoraggiamento c'è e l' incredulità, la mia, anche. Ora sono a tutti gli effetti responsabile di qualcuno e anche per questo, suscitando lo scalpore di chi forse mi credeva fanatica, ho accantonato la mia scelta vegetariana. Non imporrò una mia decisione presa vent'anni fa a chi magari neanche la concepirà, non imporrò la mia volontà a chi solo in futuro deciderà se scegliere o meno se condividerla. Domenica, dopo esattamente 20 anni, ho trangugiato di malavoglia un' orata al forno ed ho pensato che il mio "puntino" merita tutti i miei sacrifici affinchè nasca sano. So perfettamente che ci sono donne che si affidano a coadiuvanti farmacologici piuttosto che rinunciare alla loro battaglia personale per i diritti degli animali ma io sinceramente non amo nessuna forma di dittatura ed è proprio per questo che non ho il diritto di scegliere per qualcun altro solo perchè non ancora in grado di farlo da sè. E così non sempre un punto segna la fine di qualcosa, in questo caso, è solo l' inizio!

16 marzo, 2011

Il futuro è già passato

"Ero un ragazzotto di 15 anni incuriosito ed emozionato per quello che stava per accadere in città. Avevamo invitato a trovarci qui a Torino amici e parenti ancora residenti in provincia, per condividere insieme il grande evento: il centenario dell' Unità d' Italia.
Nessuno allora poteva credere, se non vedendola con i propri occhi, che una sorta di locomotiva aereodinamica avrebbe viaggiato a 90 Km orari su un solo binario, per congiungere C.so Unità d'Italia al Museo dell' Automobile, 10 Km in circa un minuto e mezzo, tra cielo e terra, su un veicolo che ricordava molto un' astronave, un' attrazione del genere avrebbe lasciato tutti a bocca aperta per lo stupore e a braccia aperte verso un futuro ormai prossimo, un enorme passo avanti per l' avvenire del trasporto pubblico, insomma 100 lire di biglietto davvero ben spesi. Allo stesso prezzo si poteva scegliere un viaggio davvero mozzafiato sospesi ad un filo, salendo sulla colorata ovovia che collegava la zona dell' Esposizione con la nostra verdeggiante collina da cui ammirare un panorama davvero indescrivibile: come avrei voluto portarla con me in quella romantica salita se solo l' avessi già incontrata...Non ricordo poi cosa ho visto proiettato al Circarama ma so con quanta trepidazione ho atteso di entrare in quella mastodontica struttura voluta dalla Fiat ma pensata dal grande Walt Disney. Messaggio di Walt Disney:
"E' con piacere che mettiamo a disposizione degli Italiani - con la collaborazione della FIAT - la nostra piu' recente scoperta in campo cinematografico: il "Circarama".
Con cio' noi vogliamo dare il nostro contributo alle manifestazioni in Torino per la celebrazione del centenario dell'Unita' d'Italia. Il Circarama ha rappresentato un'attrazione unica a Disneyland fin dal giorno della sua inaugurazione, nel 1955. Il film Circarama "Italia 61" in splendidi colori della Technicolor, da' rapide visioni di alcuni aspetti dell'Italia d'oggi: meravigliose bellezze del paesaggio, citta', monumenti, antiche glorie e moderno lavoro industriale. Esprimo il mio personale ringraziamento alla Fiat e a tutti coloro che hanno collaborato con noi per la realizzazione di questo spettacolo, che spero interessera' moltissimi nostri amici italiani.Desidero inoltre complimentarmi con tutti per le celebrazioni del Centenario, ed esprimere l'augurio che le manifestazioni torinesi siano un grande successo. Burbank, aprile 1961". Il papà del mio mitico Topolino aveva pensato alla mia città regalandole una sua fantastica invenzione. Insomma, il clima che si respirava era davvero di festa non solo per i ricordi legati al passato ma anche e forse ancor di più, per le speranze legate al futuro.
Domani saranno 150 gli anni da festeggiare e quel ragazzotto ora è un padre che racconta al proprio figlio le meraviglie di 50 anni fa. Della monorotaia non resta che uno squallido moncone, dell' ovovia ancor meno e la collina non è più nemmeno così verdeggiante, il Circarama poi nessuno lo ricorda più, il Palazzo del Lavoro, punto nevralgico dell' Esposizione di allora, voluto e pensato dall' Ing. Nervi, è ridotto ad un ammasso di ferraglia arruginita, cemento scrostato e finestre fatiscenti ma oggi, avvolto per l' occasione, da una gigantesca bandiera italiana, mi domando: per esaltare il tricolore o per ricoprirne le magagne? Dove sono le novità avveneristiche di allora? Il futuro è tristemente nei racconti del nostro passato".
Per gli appassionati di ricordi: http://www.italia61.it/

15 marzo, 2011

30 e lode

Oggi una mia carissima amica mi ha "regalato", via mail, questa pagina...l' ho letta...è bella...eccola:
"Io mi divertivo ad avere trent'anni, io me li bevevo come un liquore i trent'anni. Sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatre, i trentaquattro, i trentacinque!Sono stupendi perche' sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l'angoscia dell'attesa, e non è cominciata la malinconia d...el declino.Perchè siamo lucidi, finalmente, a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna.E non temiamo le beffe dei ragazzi perchè anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perchè abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perchè abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perchè abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se c'incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.Siamo un campo di grano maturo a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. E' viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po' ansimanti e tuttavia freschi.Non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti e meditare sulla nostra fortuna".

24 febbraio, 2011

Polvere di memoria

"As pessoas sem imaginacao podem ter tido as mais imprevistas aventuras, podem ter visitado as terra mais estranhas...Nada Ihen ficou. Nada Ihes sobrou. Uma vida nao basta ser vivida: tambéem precisa ser sonhada".
"Le persone senza immaginazione possono aver vissuto le avventure più imprevedibili, possono aver visitato le terre più strane...ma poi a loro non resta nulla. Non gli avanza nulla. Non basta vivere la vita: bisogna sognarla".

03 febbraio, 2011

Non è mai troppo tardi

Basta! Stop! Non ne posso più! Se scegliessi di scrivere questo post in "lingua sciolta" inizierebbe esattamente così e proseguirebbe con un "Mi sono rotta! Biiiiiiiippppppp", ma siccome non è questo lo stile con cui ho deciso fin dall' inizio di comunicare ed intrappolare i miei pensieri nel web, rientro nei canoni e reprimo, seppur faticosamente, la mia impulsività nell' esporre un evidente disappunto. Cosa o chi mi infastidisce oggi ? Semplice: la categoria "animalisti border-line" che si rivelano, a loro insaputa, ancor più cruenti di chi animalista non lo è affatto e non lo è mai stato. Amo gli animali e per loro, come per gli esseri umani, non ho mai fatto distinzione di razza, cerco di rispettarli e difenderli, non li mangio per scelta ma non per fanatismo. L' essere animalista non è mai stato per me motivo di vanto quanto piuttosto una direzione da prendere e mantenere nella maniera più coerente possibile, una forma di rispetto nei confronti di coloro che lo meritano. Non voglio criticare nè tanto meno giudicare chi preferisce stordirti di parole cercando di convincerti che anche il tonno ha un cuore, ma mi domando se, anzichè sbraitare ed additare chi ha fatto una scelta diversa dalla mia, non sia meglio raccontargli, se interrogata, un percorso fatto di tappe non di rinunce.
Mi chiedo se, anzichè mostrare macabri video sulla vivisezione che, diciamoci la verità, non vengono certo guardati da coloro i quali, deboli di stomaco, interrompono la visione dopo la prima incisione con un bisturi, non sia meglio divulgare l' alternativa a simili crudeltà inutili. Credo nel dialogo non nell' arroganza e nella presunzione di chi si permette di stabilire cosa e come sia giusto predicare "l'animalismo". Affianchiamo alla durezza delle immagini della macellazione la bellezza della natura e degli animali, stasera favoleggio? Può darsi, ma davvero vorrei provare a credere fermamente che al "brutto", "tremendo", "atroce" si possa rispondere con il "bello", "limpido", "sano". Fortunatamente non sono la sola a pensarla così. Ci sono "visionari" come me che, pur conoscendo perfettamente tutte le crudeltà a cui l' uomo sottopone gli animali, pur avendo visto e rivisto documentari sulla sperimentazione animale, sui canili lager, sull' uccisione degli animali da pelliccia, aver lottato per la famosa "giusta causa", ora non nasconde la testa sotto un' improbabile realtà positivista ma, quantomeno, fa il possibile per divulgare un pensiero positivo tra coloro che hanno o meno le orecchie e la mente disponibili al dialogo. La parola a volte può rivelarsi più forte di un urlo.

09 gennaio, 2011

Clorophilla scrive...


"Non importa la lunghezza dei nostri passi, ciò che conta è che lascino un' impronta".

05 gennaio, 2011

Il difetto perfetto

Mescolo lo zabaione sul gas, attenta che non si formino i tanto temuti grumi, cerco di starnutire lontano dal tegamino, appoggio le ginocchia al forno semiaperto, nell' attesa che le meringhe si asciughino senza bruciare, ricercando un po' di sano tepore che in questi giorni di malattia mi fa sempre un gran piacere e ripenso a come mi sarebbe piaciuto partecipare a quel concorso al quale alla fine ho tristemente rinunciato.
Il titolo mi ha intrigata da subito, mi ha dato come una forte gomitata al cervello, mi ha sussurrato mille tracce da seguire non certo per vincere, almeno non soltanto, ma per sviluppare un' idea.
Titolo: "Il difetto perfetto", categoria: "Concorso fotografico". Come ho già detto in passato, in ben più d' un' occasione, non sono e non mi interessa affatto diventare una fotografa, mi piace immortalare alberi, scene di vita quotidiana, soggetti, sorrisi, smorfie ma tutto finisce lì, non sto particolarmente attenta all' esposizione nè all' inquadratura, clicco d' istinto, mi guardo intorno, mi stupisco e scatto ed è per questo che viaggio con una piccola digitale in borsa, voglio stupirmi un po' tutti i giorni. All' inizio ho meditato un bel po', consultandomi di tanto in tanto con gli amici: Fede ad esempio mi ha suggerito un clic alla famosa Casa Scaccabarozzi di C.so San Maurizio più comunemente detta "Fetta di polenta", opera dell' Antonelli, difettosa per le bizzarre dimensioni e per il contesto ma perfetta in quanto, nonostante tutto, le sue fondamenta hanno sopportato  l'esplosione della Regia Polveriera di Borgo Dora nel 24 aprile 1852, il terremoto del 1887 e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Chissà perchè Fede non è riuscita a convincermi. Cercavo qualcosa di più originale, di più comunicativo, insomma non lo spazietto in mezzo alla dentatura perfetta di una modella ancor più perfetta ma quasi, qualcosa che riguardasse un essere vivente perchè la parola "difetto" a questo mi fa pensare piuttosto che ad un oggetto inanimato, magari difettoso sì ma mai direttamente per causa sua.
Davanti alla finestra del mio ufficio, un palazzo di almeno otto piani, un parallelepipedo di cemento e mattoni, accoglie al piano attico un ciuffo di splendidi narcisi gialli che a primavera, quando schiudono i carnosi boccioli, solleticano il cielo con i loro petali dispettosi mossi dal vento, capaci di rendere piacevole persino il cemento: peccato che siamo in inverno e ora lassù i narcisi sonnecchino ancora preparandosi al risveglio, quindi niente clic. Non so per quante e quante volte ho ripetuto tra me e me questo curioso titolo "Il difetto perfetto" senza trovare mai un' ispirazione degna di essere colta.
Sfogliando un vecchio, ma proprio vecchio, album di fotografie ho trovato poi quel dentino dispettoso fare capolino tra le labbra rosee di quella bimbetta timida che sperava sempre, allora come trent' anni dopo, di non rovinare ogni clic con quella sua solita smorfietta: un difetto davvero perfetto, inaspettato, non corretto, originale per una fotografia dell' epoca. In questo caso però, per correttezza, avrei dovuto iscrivere al concorso mio padre.
Ed infine, avvicinandomi alla scadenza per la presentazione dell' opera nonchè al Natale, ho pensato di rendere protagonista del famigerato scatto il mio angioletto sfortunato, si si quello dell' anno scorso, caduto dal mio abete sintetico e rimasto infortunato a vita, quello che riesce a volare con un' ala soltanto, quello che riesce ad essere "un angelo" nonostante la vita gli abbia riservato una così tremenda sorte. Sono rimasta un bel po' a fissarlo lì appeso al suo rametto quasi ad ottenere la sua approvazione se avessi violato un giorno la sua privacy, sarà che lui non è stato poi così convincente sarà che sono in una fase in cui nessuna idea mi pare poi così geniale.
Allontanandomi dall' angolo natalizio del salotto, quella stessa sera, ho esclamato: "Dovrei fare una foto ad una radiografia! Sai quanti difetti...". Ed ecco svalato l' arcano, ecco cosa mi ha frenata dal scegliere tra una così vasta moltitudine di proposte, il difetto perfetto esiste ma non si può fotografare, esiste in ognuno di noi che lo teniamo ben nascosto, al sicuro da sguardi ed obbiettivi indiscreti, è quel qualcosa di losco che sappiamo contraddistinguerci da sempre e che, per sempre, convivrà, più o meno comodamente, in noi.
La sua perfezione sta poi nel renderci unici, inimitabili, inconfondibili e per tanto grave o imperdonabile che sia, ci rende diversi, perfettamente soli.
Il 31.01.2010 è finito un anno ma anche la possibilità di partecipare ad un concorso che ho comunque vinto perchè mi ha dato la possibilità di smuovere le idee. Sono felice di essere perfettamente difettosa.