"L' incanto che si prova in tali momenti confonde la mente: se l' occhio cerca di seguire il volo di una farfalla varipinta ecco che è catturato da un albero o da un frutto sconosciuto, mentre si osserva un insetto lo si dimentica per guardare il fiore ancor più sconosciuto su cui esso si arrampica, (...) la mente è un caos di delizie !".
27 settembre, 2009
15 settembre, 2009
03 settembre, 2009
Era più o meno settembre...
"Era più o meno settembre, ero più o meno felice".
Non mi aspettavo quella sua telefonata, non mi aspettavo quell' sos bisbigliato, timido, sofferto, presagio del suo disagio. "Passa quando vuoi, io sono qui".
Non so perchè, a notte inoltrata, cresca in alcuni di noi il desiderio di confidenza, la capacità di mettere a nudo le proprie emozioni, l' umiltà nell' ammettere i propri sbagli e le proprie debolezze. Sarà il buio, sarà il silenzio o forse, soltanto, quel sentirsi un po' meno osservati e un po' più liberi: lei a mezzanotte bussava alla mia porta e io le aprivo.
"Disturbo?" - "No, affatto, stavo scrivendo".
Non c'è bisogno che le dica di accomodarsi perchè lo ha già fatto, sul mio divano verde, fissa il pavimento, alla ricerca di un qualcosa che io proprio non riesco a vedere, come invece riesco facilmente a percepire la sua tristezza, lo sconforto, la malinconia, mista alla rabbia, di chi gioca ma poi perde, lei sicuramente non aveva vinto e forse non si era nemmeno divertita così tanto a giocare.
Seduta accanto, aspetto silenziosa che mi racconti ciò che desidera condividere ma le sole parole che escono dalla sua bocca arrossata dai morsi sono "Era più o meno settembre, ero più o meno felice".
Questa frase per me non ha davvero nessun significato, non posso toccarla, non posso classificarla, non posso decifrare il messaggio che vorrebbe trasmettermi, sono parole solo parole e spesso le parole non significano proprio ma proprio niente.
Passano i minuti o le ore, rendersi conto se lei sia lì seduta da un' ora o da un giorno è quasi impossibile, lo sguardo non si distoglie, la bocca rimane socchiusa, sembra stia ripercorrendo con la mente un lontano, ormai lontanissimo istante della sua vita, un istante che forse non crede più possibile di aver vissuto proprio lei, forse "quella" era un' altra, una che oggi non fissa il pavimento, una che ha sempre le risposte giuste ad ogni "perchè", una che non sbaglia.
Credo che la chiave dell' insuccesso sia riposta in un lungo, sospirato "Adesso accanto al mio nome non ci sarà nemmeno più un ricordo, adesso il mio nome saranno 6 lettere, 6 stupidissime lettere che non si significano nulla esattamente come tutte quelle parole". Cerco di evitare di essere cinica e di suggerirle un "E' la vita" perchè credo che questo le sia già stato detto e che non riesca più, o meglio, non sia mai riuscito, a darle alcun conforto.
Le copro le spalle con una vecchia coperta nella speranza che almeno questa la faccia sentire un po' meno sola.
"La cosa più brutta è essere stata dimenticata e cancellata, quella più bella, aver sentito tutto quel calore. E' più o meno settembre, sono più o meno felice".
Si alza, sorride e la porta si richiude.
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