15 gennaio, 2010

Cenni storici

"Era il 1969, quando i primi pacchetti cominciarono ad essere trasmessi via Internet. Erano già passati vent' anni, quindi, da quando io capii che Internet era una possibilità eccitante, una piattaforma sulla quale si sarebbe potuto costruire uno spazio per le informazioni. Nel 1989 non esisteva dunque un Wolrd Wide Web, ma avevano già tutti i pezzi. Fu allora che, utilizzando la struttura molto potente di Internet che altri avevano costruito prima di me, io proposi il protocollo html, il linguaggio html, i protocolli http che hanno generato il web. Ecco come eravamo, nel 1989. Sono passati altri vent' anni, da allora. Vale la pena ricordare che quello che allora fece funzionare il web, la cosa che ancor oggi ha maggiore importanza, è l' universalità. Il suo valore fondamentale è che si tratta di uno spazio universale. Due web non funzionerebbero. Ci deve essere un web solo e non importa quale hardware tu abbia, non importa dove hai comprato il tuo computer. Quando guardiamo al web, oggi, non lo consideriamo più come un sistema di computer collegati tra loro: era così che pensavamo Internet. E non lo consideriamo un insieme di pagine web collegate, mentre un tempo il World Wide Web ci appariva davvero come un insieme di informazioni collegate tra di loro. Quando guardiamo il web, se lo vogliamo capire - capire come vanno le cose, perchè qualcuno segue un link, perchè qualcun altro crea un link - dobbiamo rivolgere la nostra attenzione alle persone. Ora il web ci appare come un' umanità collegata. Un' umanità collegata dalla tecnologia. Vogliamo che il web renda all' umanità il maggior servizio possibile".

13 gennaio, 2010

Le 17.00 in punto

Davide era stato piuttosto categorico "Quel film non fa per te !". Dapprima con un sms poi con una telefonata, più da fratello maggiore che da amico, mi avvertiva degli effetti collaterali della visione del film Hachiko: "Simo, davvero lascia stare, io più ci ripenso e più mi sento in dovere di dirtelo...Lascia stare !". Cocciuta come sono, l' ho ringraziato e, quasi come se avessi dovuto affrontare chissà che, l' ho tranquillizzato "Amico mio, è solo un film !".
Ma quanto mi sbagliavo...Un cucciolo prima, un cane poi, orgoglioso, preciso, che non si perde in tante leccatine ma fa capire al suo "padrone" che può contare sempre, ovunque e comunque su di lui, sulla sua presenza, sulla sua incommensurabile fedeltà. Questa mia recensione non sarà melensa nè patetica ma realista. La pellicola infatti è tratta da una storia vera e forse è questo il principale motivo della commozione che arriva improvvisa, non così inaspettata ma per certi versi persino piacevole, la sensazione delle lacrime che scendono quasi involontariamente sul viso per un' emozione che giunge dritta dritta dal cuore, non dal cervello ma dal cuore, a me è successo così. Più seguivo con attenzione la storia, a dire il vero conoscendone già all' incirca l' andamento, più mi stupivo di poter contenere un così esagerato quantitativo di liquidi: il volto inespressivo, sentivo solo le guance bagnate, nient' altro.
Non le ho asciugate, neanche una, fino ai titoli di coda, me le sono "godute" ed ho gioito nell' avere nuovamente la conferma che a volte è un essere umano a non avere il diritto di possedere un' anima mentre un animale sì, eccome. Davanti all' ingresso di una stazione ferroviaria per 10 lunghi anni, tutti i giorni sempre alla stessa ora, le 17,00 in punto, ad aspettare qualcuno che arriva o che non arriva poi più, questo non importa. Chi di noi aspetta, resta immobile nell' attesa per ore ed ore, sotto la pioggia, la neve, il sole e poi la luna? Chi lascia passare giorni, che poi diventano anni, solo ed esclusivamente aspettando per amore, stima, gratitudine, qualcuno? Chi non è distratto da nulla di più urgente ed importante ma anche più futile, da non rimandare, abbandonare, dimenticare? Solo quando sopraggiunge la morte, Hachiko abbandona la sua missione: stare al fianco di colui nel quale aveva riposto tutto se stesso, la sua vita, la sua ragione d' essere, non un cane ma un amico, un fratello. Questo non è un film solo per cinofili o animalisti, è un film per chi crede che valga la pena aspettare qualcuno sempre e comunque vadano le cose, per chi difficilmente rinuncia, per chi spera e continuerà (magari inutilmente) a farlo ed anche a chi non si vergogna di piangere ancora e prendere come esempio un quadrupede anzichè un bipede.

12 gennaio, 2010

Distanze

"Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."

10 gennaio, 2010

Cartoline dal futuro

Termina qui la prima settimana di un nuovo anno ed ancora mi sembra di vederli: sorridenti con il loro calice tenuto ben stretto e rivolto verso il cielo quasi a chiedere pietà affinchè tutto possa migliorare, cambiare, risollevare le teste di coloro che il cielo non lo guardano più. Disordinatamente in fila, uomini impettiti in maleodoranti frac, con un bel sorrisino ottimista da esibire in pubblico ma con i polsini della camicia inamidata logori e sbottonati e donne dallo sguardo tagliente e dalle labbre sottili ma rosse con un rossetto volgarmente sbavato. Si baciano ed abbracciano rivolti verso il domani, il futuro, il nuovo. Ma ahimè il futuro non va cercato nè accolto solo vissuto e, anche se è difficile accettarlo e rendersene conto, già lo stiamo vivendo, siamo tutti nel futuro, perchè il futuro è adesso, oggi è futuro. Solo i codardi (come me) girano le spalle, seguono la direzione opposta, tengono bassi i calici vuoti, cercano chi non c'è, parlano con chi non sente, tristemente nostalgici, stupidamente fragili, sfuggono al "domani" rifugiandosi nel "ieri". A volte mi domando dove stia la novità, cosa ci sia di meraviglioso in quello che ci aspetta, in quello che i cervelloni pensano possa migliorare il nostro vivere di per sè agitato e caotico, ci sono cose che cambiano ogni secondo ed altre per le quali non basta una vita. Oggi si muore di cancro esattamente come ieri, oggi si abbattono intere foreste esattamente come ieri, oggi la crudeltà dell' uomo non si è minimamente assopita esattamente come ieri. Di chi e quali sono i buoni propositi ? Ma quante cose dovranno o potranno ancora vedere i miei occhi ? Piccole donne diventare donne piccole ed insicure nell' imprigionare in mutande contenitive gli attributi dei loro mariti, cercando di garantirsi così un' improbabile fedeltà assoluta, quando di assoluto non c'è più nulla e meno che mai l' elastico di quegli indumenti; uomini grandi, belli, importanti e forti come alte querce tornare improvvisamente bambini e ricominciare a giocare con i Lego, mattoncini di cuore trovati qua e là per costruire torri altrettanto alte ma destinate a crollare miseramente come previsto: giocare con i sentimenti può rivelarsi divertente ma assai poco innovativo, esattamente come ieri. E donne orgogliose, permalose, coraggiose, sicure di sè, perdersi e non riuscire più a ritrovarsi, cercarsi in un cassetto sgangherato chiedendosi affannosamente "Ma dove sei finita?" e non riconoscersi nè in una foto del passato nè in una cartolina dal futuro. Ho visto anche questo. Un giunco che si piega, rinunciando ad emergere, vive bene anche se le foglie, come lo sguardo, non puntano il soffitto ma il pavimento, un po' di luce arriva comunque. Mi dispiace non scrivere più intingendo un pennino nell' inchistro, scoprire che l' amicizia o è su Facebook oppure chissà dov'è, riporre le mie speranze nel passato per un' assoluta mancanza di fiducia in chi mi circonda, tutto ciò mi dispiace e mi rende profondamente triste nonchè vulnerabile ad ogni eventuale cambiamento che ancora dovrò mio malgrado affrontare. Oggi è così, domani chissà...