22 dicembre, 2008

Semplicemente...auguri

Auguri a tutti quanti
agli amici, ai nemici,
ai cattivi ed ai santi.
Auguri a chi sta bene in compagnia
e a chi, senza una meta, vorrebbe solo andare via.
Auguri a chi difende gli animali
a chi insegue un sogno e la scia dei suoi ideali.
Auguri a chi lavora a testa bassa
per far carriera ed emergere dalla massa.
Auguri a chi continua a sperare
ad illudersi, soffrire, non smettere di amare.
A chi dalla vita non si aspetta più un granchè,
auguri a chi sorride a qualcuno anche senza un perchè.
Auguri alle mie blog-amiche Calendula e Katiu
e anche a quell' anonimo che di qui non passa più.
Auguri per quello che è stato e quello che sarà,
per un Natale sereno e per l' anno che verrà !!!

17 dicembre, 2008

S-bilancio di fine anno

Tre giorni fa ho scritto un post, si intitolava "egoisticamente parlando", più o meno, iniziava così: "Non sono certa che a mezzanotte riuscirò a buttare nella spazzatura, tra tappi di champagne e piatti di carta, le grandi illusioni ditrutte dalle relative delusioni di quest' anno, le lacrime versate per persone che non si sono rivelate come speravo, tutto ciò che, sbagliando, ho provato..." questa nenia melensa e patetica proseguiva alla ricerca di una soluzione, di un buon proposito affinchè l' anno nuovo iniziasse con una Simona più dura, più cinica, più fredda e distante, una che invece di porgere l' altra guancia sferra un violento gancio, restituisce il male provato e non ti sorride più ma quasi "ringhia". Per la prima volta, da giugno, ho scritto e circa 15 minuti dopo, cancellato un post. Perchè? Perchè tutto ciò che in questo 2008 ho fatto, detto, immaginato, fantasticato, è stato bellissimo, doloroso per certi versi, ma intenso e non me ne pento. So che qualcuno a me vicino mi ha vista cambiata, assente, offuscata e a volte, quasi inspiegabilmente, euforica e chiassosa, so che qualcuno ha sopportato questi miei sbalzi d' umore suo malgrado ma so anche, che alla fine, io sono sempre e solo stata trasparente, esageratamente trasparente. Sorrido...Arriverà un nuovo anno ma non gli permetterò di cancellerare questo !

Caro babbetto...

Caro Babbo Natale...quante letterine e tutte che iniziavano più o meno così. Ormai è decisamente tardi per scriverti e poi i miei desideri sono così strampalati: mi piacerebbe ricevere un nuovo pc, piccolo, colorato con i tasti che una volta sfiorati tornino al loro posto e non restino incastrati, senza briciole nè ditate di unto sullo schermo, anche solo con le lettere, magari eliminando i numeri ti costerebbe di meno, oppure, in alternativa, chessò, un viaggio sulla luna abbracciata ad un potentissimo missile, per godermi il panorama di lassù, tra l' altro, sono certa, godrebbero dei benefici di questo tuo regalo, anche coloro che sulla luna mi ci spedirebbero quotidianamente, o ancora, una lampada fatta a girasole, in grado di illuminare una stanza come i raggi del sole. Sogni, fantasie, illusioni...Se potessi fare davvero un elenco di ciò che mi piacerebbe ricevere, un po' come facevo da bambina, inizierei così:
1) una lente di ingrandimento per vedere bene, al di là delle apparenze, ciò che di speciale esiste in ciascuno di noi
2) uno sciroppo da bere prima del caffè mattutino che mi renda meno insicura, meno paranoica, più serena, più fiduciosa nel prossimo
3) un filtro per passare al setaccio le mie illusioni, per capire che ciò che mi viene detto o scritto è la realtà senza "ma" nè "se"
4) un flacone di Vinavil per non perderti e tenerti incollato ai miei ricordi, ai sogni, alle fantasie, alle illusioni !

08 dicembre, 2008

Clorophilla Scrooge

Qui, seduta al cospetto del mio abete sintetico, i jeans strappati, un vecchio ma caldo maglioncino di lana blu ed una pallina di vetro soffiato in mano, alla ricerca della sua collocazione migliore, mi è venuta l' ispirazione per scrivere quanto segue. Il Natale: c'è una ghirlanda appesa fuori dalla porta, un piccolo presepe sul mobile dell' ingresso, due angioletti a fianco dei miei libri-non libri (nel senso che non tutti sono ancora stati letti ed assimilati per cui non posso ancora definirli tali) e naturalmente questo incompleto alberello issato in un angolo del salotto. Chiudo gli occhi e mi sembra di sentire un cane abbaiare, mi volto, li riapro e scopro dinnanzi a me un vecchio, grosso e peloso bobtail, ohibò di peluche. I fitti peli sul muso nascondono l' occhio che ha perso chissà dove e chissà come, poco dopo lo ritrovo tra miei ricordi, è Nebbia. Sembra che debba seguirlo perchè allontanandosi continua ad abbaiare e così non esito a mettermi in cammino al suo fianco. Percorriamo insieme, nella neve, una via del centro città, Via Po, fermandoci soltanto una volta giunti davanti ad una chiesa, la chiesa della S.S. Annunziata, ma perchè questa improvvisa sosta?Alzo gli occhi e leggo "Presepe vivente". Un meraviglioso capolavoro di meccanica e fantasia, ogni personaggio si muove autonomamente, l' acqua scorre nel ruscello e la ruota del mulino gira senza arrestarsi, il falegname spacca la legna e la pastorella accompagna le sue bestiole nell' ovile. Al mio fianco c'è una bimba in braccio al suo papà, avrà quattro o cinque anni, non riesco a vedere chiaramente il suo volto perchè ha una sciarpa gialla che le arriva fin sul naso ed un berretto, con un grosso pon-pon in cima, sotto cui si intravvedono due vispi occhietti azzurri: non vedo bene il suo volto ma posso certamente immaginarlo! Ricordo l' ansia nell' attesa di arrivare in quella chiesa sulla cinquecento blu, ricordo lo stupore una volta entrata e la bellezza di quello scenario così natalizio. Nebbia abbaia dinuovo, è ora di andare. Questo viaggio-sogno mi emoziona, allungo la mano, lo accarezzo e non curante di dove mi porterà e cosa ancora mi mostrerà, proseguo l' avventura. Camminiamo: non sento il peso della stanchezza ma solo un certo languorino provocato sì dalla fame ma anche da un gradevole profumino che esce dalla finestra socchiusa di una casa, Nebbia si ferma ed accuccia proprio sotto quella finestra. La mia solita curiosità invadente mi obbliga a dare una sbirciatina e così scorgo indaffarate due anziane signore ai fornelli: a essere precisi l' una, su un rettangolare tavolo di formica, stende una già sottile sfoglia di pasta fresca, l' altra in un enorme pentolone controlla la cottura di un qualcosa che, data la sua attenzione e cura, sembrerebbe quasi una pozione magica. In un attimo qualcosa le distrae, parrebbe il campanello...Ma non è possibile è dinuovo lei, la bimbetta cicciottella (solo un po' più alta, forse è cresciuta...), che si fa stringere da un loro caldo ed affettuoso abbraccio. Tornano in cucina ed io nel frattempo scopro, grazie ad una vecchia rotellina in metallo dal manico di legno, cosa stiano preparando: gli agnolotti, ricordo...quelli che mangeremo domani a pranzo, tutti insieme riuniti intorno al tavolo della sala e che io, come farà la mia prozia e mia sorella, gusteremo in una scodella, innaffiati da un goccio di buon vino rosso; al termine del pasto, so di per certo che quella timida "bamboccia" si alzerà in piedi cercando l' attenzione dei presenti e declamerà la sua poesia di Natale, impappinandosi sul finale, dimenticando qualche importante rima baciata ma sentendosi, in quel preciso momento, una gran oratrice."Il Natale è vestito di rosso, con il freddo e la neve addosso...".Non è mai tardi per ricordare ! Com'è possibile che allora con tanta semplicità si fosse tutti così felici?Non ho più provato l' emozione e la gioia che mi ha fatto rimbalzare il cuore quando, per il mio dodicesimo Natale, papà e mamma mi hanno regalato la mia prima, ed unica, chitarra classica, una Ferrarotti comprata in centro e lasciata in salotto con un enorme fiocco rosso annodato sulla tastiera per me, solo per me, o quando, una volta liberato dagli addobbi, io e la mia famiglia abbiamo piantato in campagna quell' alberello vero, non in carne ed ossa ma in tronco, foglie e linfa, che è vissuto a lungo trasformandosi in un forte e robusto abete. Il viaggio nel presente è decisamente meno affascinante nonostante tutto. Ahimè un pranzo in un famoso ristorante, ha preso il posto di quella cucina dove venivano preparati gli agnolotti e di quella tavolata dove, stringendosi un po', ci si stava comunque tutti, l' ansia del cosa regalarsi si fa incalzante con il passare dei giorni e non viene più un' idea poi così geniale ed originale a nessuno: il Natale comunque arriva e non aspetta che su di noi, affannati, lavorativamente attivi e distratti, scenda la magia della sua atmosfera. E allora mi domando: che faccia avrà lo spirito del Natale futuro? Continuo a tenere gli occhi ben chiusi e vicino a Nebbia ora c'è un bimbetto che bofonchia qualcosa "Ia, bella ia...", sembra si stia impegnando a pronunciare una parola di cui forse non conosce ancora esattamente il significato, "tesoro te la insegno io quella parola...speranza, una volta pronunciata ne comprenderai bene anche il vero significato".

03 dicembre, 2008

Cioccolatini

Ci sono uomini che "assaggiano" le donne come se si trovassero di fronte ad una bella scatola di cioccolatini assortiti, del resto, ci sono donne a cui la parte del cioccolatino piace moltissimo. Aprono la confezione, non curanti della loro provenienza, danno una rapida occhiata, si strofinano il mento con fare dubbioso e, quasi ad occhi chiusi, scelgono. I cioccolatini sono tutti ordinati, in fila, ben disposti, ognuno cerca di farsi notare come può: alcuni, i più semplici, sono decorati da un banale chicco di caffè o gheriglio di noce, ma si tratta di quelli che ormai poco stuzzicano la voglia di novità, altri sono così appariscenti da garantire al palato un' esperienza a dir poco libidinosa. L' apparenza è tutto, non il profumo inebriante del cacao, la sua carezza in una bocca golosa quanto come questo, elaborato, poi si presenti all' occhio di chi lo guarda e cerca. Del resto nessuno s' invaghirebbe mai di quella grezza e dura corteccia, per nulla appariscente, che però contiene la preziosa polvere, meglio sicuramente decorazioni arzigogolate e forme assurde, al sapore nessuno infondo ci fa più molto caso. E' una critica questa, una critica nei confronti di chi non guarda oltre ma si ferma in superficie, non scava perchè forse ha paura di quello che potrebbe trovare, una critica nei confronti anche di me stessa ahimè troppe volte delusa dalle apparenze, delusa dall' illusione di aver trovato "un' essenza" profumata, speciale, un po' mia. Io vittima della mia golosità adesso scelgo la corteccia e mi defilo dalla scatola perchè non sono e non sarò mai un adorabile, appariscente ma insipido cioccolatino.

02 dicembre, 2008

Dankeschön Mr. Fink















Ore 13,35, treno Eurocity Bressanone-Verona, posto n° 35, lato finestrino. Non so esattamente dove mi trovi in questo momento, probabilmente nei pressi di uno sperduto paesino in mezzo alle montagne, dal nome incomprensibile e rigorosamente in tedesco, quello che so è che la mia incontrollabile voglia di scrivere, unita alla presunzione che tutto ciò verrà poi letto con interesse da qualcuno, mi ha spinta ad ingeniarmi creando con la custodia di cartoncino dei biglietti, uno splendido ed accogliente foglio bianco. Finisce qui il magico week-end alla scoperta dei mercatini di Natale in Trentino Alto Adige, un'esperienza indimenticabile che consiglio a chi voglia assaporare lo spirito delle feste legato alle vecchie tradizioni, quelle più antiche, sane, genuine. Il mio cuore ha iniziato ad accelerare insieme al treno quando, venerdì mattina, dopo un ' interminabile galleria, sono giunta a Bolzano: a ricoprire la cittadina, ancora assonnata, un soffice manto di neve, con naso e mani schiacciati contro il finestrino, quasi questo servisse a vedere meglio, mi sono resa conto di come la neve, semplice acqua condensata, riesca a rendere ogni cosa speciale: una panchina, una ruota, persino un sasso. La locomotiva correva sbuffando e all' improvviso l' annuncio dell' arrivo a Brixen, luogo prescelto come "campo base". Accogliente ed originale l' albergo, due curiosità: una mela rossa appoggiata sul cuscino ed una sorta di polvere color segatura al posto della saponetta, emulsionata con acqua la poltiglia dall' odore nauseante ha reso la mia pelle, ogni mattina, più morbida e luminosa, ma sarà stata la segatura o la mia serenità che, alla partenza, avevo ben riposto in valigia tra una dolcevita nera ed un paio di calzettoni viola? Dal mio diario di bordo...Venerdì: il mercatino di Brixen. In piazza del Duomo tante casette di legno, ordinate, l' una vicino all' altra, abitate non da folletti ma da persone originali, infreddolite, ma desiderose di mostrare a noi turisti curiosi le loro specialità dolciarie o delle vere e proprie "opere d' arte": dalle babbucce in lana cotta, alle sfavillanti palline multicolore in vetro soffiato. Al centro della piazza una giostrina vecchio stile. Nessuno sembrava patire i gradi sotto lo zero perchè ci si scaldava bene con una fragorosa risata ed una fumante tazza di vin brulè (mamma mia quante tazze ne ho bevuto e ... quante risate ... hic !). Sabato: Bolzano. E' sicuramente la cittadina con il mercatino più grande che abbia visitato, qui oltre alle casette, anche un modesto palco in legno sul quale si sono esibiti buffi suonatori di corno, in costume tipico regionale ed una coppietta fisarmonica/arpa. Domenica: Brunico e Vipiteno. A Brunico non ero mai stata ed in merito al suo mercatino non nutrivo certo grosse aspettative, mi sono dovuta ricredere e poi, in una tipica osteria, lungo la via principale, ho assaggiato per la prima volta i famosi "canederli" agli spinaci con crema di formaggio e la zuppa alla birra con crostini di pane alla cannella. Che poi il "canederlo" di per è un impasto con ingredienti diversi a seconda della fantasia del cuoco ma, sempre e rigorosamente, dalla forma sferica. Vipiteno con la sua torre dell' orologio illuminata fino in cima è stata l' ultima tappa, degna conclusione di un viaggio da ricordare. Ho lasciato Brixen a mezzogiorno sotto un' abbondante nevicata, con due borse di pensierini natalizi per amici e parenti ed uno strudel di quasi un metro sotto il braccio, acquistato da Mr. Fink, proprietario della più famosa ed antica pasticceria della città nonchè curioso e tipico personaggio tirolese con cui ho avuto subito un certo feeling. Quel dolce così prelibato, ancora caldo e profumato, sta viaggiando qui al mio fianco, lo tratto con cura e lo tengo in braccio come un neonato tant'è che un signore inglese, incrociato pocanzi nel corridoio, mi ha guardato sorridendo ed ha esclamato "Your baby?" ed io prontamente gli ho risposto "No, my strudel !". Ecco sto tornando a casa, con la neve negli occhi e il calore del profumato vin brulè nel cuore.