27 febbraio, 2009
Botanica catastale
L'atmosfera c'è, l'ora tarda anche e qualcosa da dire, sempre. La settimana scorsa per lavoro sono andata al catasto: uno dei pochi uffici in cui l' arch. non mi aveva ancora mandata. Sveglia alle 7, colazione praticamente ad occhi chiusi, barcollante sono salita sulla metro ed arrivata a destinazione, diciamo, "per intuito". Sapevo che mi sarei ritrovata infondo ad una coda già chilometrica ed, in quel luogo sconosciuto, avrei trascorso tutta la mattinata ed invece, davanti a me, solo una trentina di valigette colorate, ordinate, in attesa del proprio turno ma anche del loro legittimo proprietario: non mi era davvero mai successo di domandare ad una ventiquattrore se fosse l' ultima della fila. Nell' attesa, mentre il sole si faceva largo e l' aria frizzantina smorzava un po' le temperature pressoché sotto zero dell' alba, ho riaperto il libro prescelto per farmi compagnia: "Le voci del bosco" di Mauro Corona, iniziato più volte e sempre purtroppo abbandonato a se stesso. Quale miglior occasione per portarlo a termine? Leggere mi isola, mi porta altrove, come una sorta di droga pesante fa si che io mi senta leggera sulle ali di una pagina. Non mi sono accorta neanche che la coda stava prendendo forma, facce diverse, voci diverse, motivi diversi per trovarsi a quell'ora in quel luogo. Ed io, silenziosa, con una semplice cartellina di cartoncino sotto il braccio ed il mio compagno, amico, collega dalla copertina blu, per farmi sentire un po' meno sola. In una grande sala ho preso posto in un angolo vicino alla finestra e lì ho aspettato il mio turno: 45. Non ci credo neppure io ma 45 persone e le loro pratiche mi hanno permesso di terminare il mio "viaggio" nel bosco. Ho incontrato la leggera, elegante ed affascinante betulla che a quante pare resta la più desiderata, il fragile ed insicuro faggio e il maestoso, vero, profondo, sensibile e protettivo abete bianco, l' amico vero, quello che una volta trovato, abbracci il suo tronco e non lo vorresti lasciare mai. Le persone sono simili agli alberi e Corona in questo suo piccolo capolavoro di semplicità lo fa capire chiaramente. Tutti quei giovani che mi circondavano, rampanti, dalle espressioni sofisticate ed apparentemente colte, perfettamente a loro agio, li ho immaginati con me sotto le fronde dell' abete bianco a respirare il profumo della natura, a pensare che il cemento è inodore ma la rugiada e la resina di un pino no,a confrontarsi con la terra e non con la loro ricercatezza nel modo di vestire o di parlare. Più volte ho alzato gli occhi e da dietro le lenti degli occhiali da vista mi sono chiesta "Ma io cosa ci faccio qui?" in mezzo a coloro che progettano palazzi dalle forme stravaganti, che innalzano grattacieli per guadagno e fama, io che ultimamente penso a quanto sarebbe bello vivere su un albero. E tradotto con una formula matematica: io stavo al catasto come un ingegnere sta in un orto botanico ! Ho avuto il tempo di leggere, di fantasticare ma anche di scrivere e, buona parte di ciò che sto riportando fedelmente qui, si trova appuntato sulla mia Moleskine, frettolosamente e con una calligrafia comprensibile soltanto alla sottoscritta, proprio una settimana fa in quel giorno, in quel luogo. Un libro di un centinaio di pagine, non troppo impegnativo, ha reso utile e piacevole una mattinata lavorativa che si preannunciava noiosa e caotica e questo perchè la fantasia davvero tutto può...al 2° piano del catasto di Torino cresce un bosco fitto e rigoglioso !!!
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3 commenti:
bellissimo post come sempre e soprattutto un sorriso per la moleskine che mi è stata regalata da trattalia per il compleanno... e di cui nonsapevo prima l'esistenza e invece ora mi trovo a notare che l'hanno un sacco di persone ( tutte interessanti e simpatiche) che bello...!!!
A volte le attese non sono così inutili allora! Brava!
PS su facebook mi trovi col mio nome e cognome ..
Cale:ma ciaooo!!!Grazie per i tuoi sempre carinissimi passaggi, un bacione.
Katiu:allora amiche virtuali anche su Fb?:D
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