Ed eccoci di nuovo a casa: Simo disfa i bagagli, Ste è sotto la doccia ed io ne approfitto e racconto il mio week-end,vediamo se, impegnandomi un po,' riesco a non scrivere "da cani".
Questa volta sono partita anch' io con loro alla volta di Pollone, io però non ho mai un gran bagaglio da portare con me: un sacchetto di crocchette light, che intanto non risolveranno i miei problemi di sovrappeso, il flaconcino di gocce per l' otite che mi tormenta rendendo il mio orecchio destro peggio di una betoniera produttrice di cerume anziché catrame, una scatola di biscotti ai quali non riesco a resistere ed un quantitativo esagerato di sacchettini raccogli-pupù.
All' andata ho dormicchiato per tutto il viaggio con la testa ben appoggiata al sedile posteriore ed ho aspettato buona buona il fatidico colpetto di clacson che Ste è solito dare giunto al bivio con la piccola e tortuosa stradina che ci conduce a destinazione. E' sufficiente il primo bip a destarmi, risvegliando dal sonno il mio entusiasmo. Abbiamo lasciato una città "fantasma" in questo che era un altro fine settimana di festa, per respirare, come dicono ancora genitori e nonni, un po' d' aria buona. La Primavera lassù è davvero arrivata e la si può già ammirare nel piccolo giardinetto di casa dove, sotto la betulla, sono fioriti quattro tulipani rossi ai quali Simo non riesce mai a resistere, li ha osservati da vicino come se fossero creature di un altro pianeta dalla bellezza disarmante nonostante la semplicità dei loro soli quattro petali. Io generalmente non faccio molto caso a questo genere di cose, cerco piuttosto un angolino per lasciare qualche gocciolina di pipì, non curante dello stupore che dimostra sempre per un qualcosa di normale per gli altri, speciale per lei. Come quando, mentre io cerco e annuso, lei si siede ad aspettarmi sui primi gradini di pietra della scala e, parlando a bassavoce, mi racconta la storia della limonina che ormai conosco a memoria. E' un cespuglio incolto dai rami esili e flessibili che oscillano al vento, con foglie lanceolate sottili ma dalla pagina spessa che se le si strofina, anche solo per un attimo, sprigionano un piacevole ed inebriante aroma di limone. "Lo sai Cabì, con queste foglie mia nonna in campagna faceva un ottimo digestivo che imbottigliava personalmente e, una volta pronto, era fiera di servire ai suoi ospiti in piccoli bicchierini antichi, io, come in tutti i liquori, ci immergevo solo la punta della lingua, lo faccio ancora..." e oggi, proprio dopo questa storia chissà che cosa le è venuto in mente..."devo smetterla mia cara cagnolona di accarezzare un sasso, che per tiepido che possa sembrare, resta sempre un sasso". Cosa mi avrà voluto dire ancora non lo so. Si è alzata di soprassalto e con un "Su raggiungiamo Ste" si è stretta nella sua vecchia felpa blu e mi ha preceduta salendo le scale. Le due giornate sono trascorse veloci, sempre troppo veloci: abbiamo camminato sulla Burcina raggiungendone la vetta, riso guardando le strane forme dei tronchi d' albero, scattato una miriade di fotografie, coccolati a vicenda e rotolati su un morbido tappeto verde. E' stato un bellissimo week end che fa di me un cane fortunato anche se, su quel gradino, vicino alla limonina, non ho trovato le parole giuste per consolarla.
Questa volta sono partita anch' io con loro alla volta di Pollone, io però non ho mai un gran bagaglio da portare con me: un sacchetto di crocchette light, che intanto non risolveranno i miei problemi di sovrappeso, il flaconcino di gocce per l' otite che mi tormenta rendendo il mio orecchio destro peggio di una betoniera produttrice di cerume anziché catrame, una scatola di biscotti ai quali non riesco a resistere ed un quantitativo esagerato di sacchettini raccogli-pupù.
All' andata ho dormicchiato per tutto il viaggio con la testa ben appoggiata al sedile posteriore ed ho aspettato buona buona il fatidico colpetto di clacson che Ste è solito dare giunto al bivio con la piccola e tortuosa stradina che ci conduce a destinazione. E' sufficiente il primo bip a destarmi, risvegliando dal sonno il mio entusiasmo. Abbiamo lasciato una città "fantasma" in questo che era un altro fine settimana di festa, per respirare, come dicono ancora genitori e nonni, un po' d' aria buona. La Primavera lassù è davvero arrivata e la si può già ammirare nel piccolo giardinetto di casa dove, sotto la betulla, sono fioriti quattro tulipani rossi ai quali Simo non riesce mai a resistere, li ha osservati da vicino come se fossero creature di un altro pianeta dalla bellezza disarmante nonostante la semplicità dei loro soli quattro petali. Io generalmente non faccio molto caso a questo genere di cose, cerco piuttosto un angolino per lasciare qualche gocciolina di pipì, non curante dello stupore che dimostra sempre per un qualcosa di normale per gli altri, speciale per lei. Come quando, mentre io cerco e annuso, lei si siede ad aspettarmi sui primi gradini di pietra della scala e, parlando a bassavoce, mi racconta la storia della limonina che ormai conosco a memoria. E' un cespuglio incolto dai rami esili e flessibili che oscillano al vento, con foglie lanceolate sottili ma dalla pagina spessa che se le si strofina, anche solo per un attimo, sprigionano un piacevole ed inebriante aroma di limone. "Lo sai Cabì, con queste foglie mia nonna in campagna faceva un ottimo digestivo che imbottigliava personalmente e, una volta pronto, era fiera di servire ai suoi ospiti in piccoli bicchierini antichi, io, come in tutti i liquori, ci immergevo solo la punta della lingua, lo faccio ancora..." e oggi, proprio dopo questa storia chissà che cosa le è venuto in mente..."devo smetterla mia cara cagnolona di accarezzare un sasso, che per tiepido che possa sembrare, resta sempre un sasso". Cosa mi avrà voluto dire ancora non lo so. Si è alzata di soprassalto e con un "Su raggiungiamo Ste" si è stretta nella sua vecchia felpa blu e mi ha preceduta salendo le scale. Le due giornate sono trascorse veloci, sempre troppo veloci: abbiamo camminato sulla Burcina raggiungendone la vetta, riso guardando le strane forme dei tronchi d' albero, scattato una miriade di fotografie, coccolati a vicenda e rotolati su un morbido tappeto verde. E' stato un bellissimo week end che fa di me un cane fortunato anche se, su quel gradino, vicino alla limonina, non ho trovato le parole giuste per consolarla.
1 commento:
Cabì .. a volte non servono le parole per consolare la tua padroncina. Basta uno sguardo, una leccata sul naso, uno scodinzolio della coda e vedrai il sorriso tornare sul suo volto ..
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