30 ottobre, 2008
29 ottobre, 2008
4 personaggi in cerca...
Alla fine siamo poi solo in quattro, in alcuni ci si ritrova in molti di più, noi qui siamo in quattro. La domanda a cui, per ora, solo io so fornire un' adeguata risposta, s' insinua già tra le due righe di questo mio folle scritto: "Cosa vorrà dire?" ma soprattutto "Perchè?". Un attimo di pazienza cari eventuali lettori...Ecco, adesso che anche colei che si fa sempre aspettare, è tra noi, sul palco, accendete pure i riflettori perchè ci si presenta. Quattro, quattro come le sillabe del mio buffo pseudonimo: Clo, Ro, Phil, La. "Dai fatti avanti, tocca a te, nessuno ha mai cominciato nulla dalla fine", nessuno a parte me. Clo: ben educata, razionale, sicura di sè, si impegna per arrivare soddisfatta alla fine della giornata, delle quattro è quella che dispensa consigli, che polemizza sui fatti di cronaca, che l' ultima parola dev'essere sempre la sua, si sente forte e non si lascia intimorire dalle critiche perchè sa distinguere quelle costruttive da quelle no. Ha lo sguardo austero, freddo e distante, le piace starsene per i fatti suoi e non condividere le emozioni ma piuttosto farne scorta e, a volte, dimenticarle infondo ad un cassetto come un paio di collant. E' una persona su cui si può fare affidamento, una persona a volte logorroica, che per difendere una giusta causa si sente sempre nel bel mezzo di un processo, i nonni del resto le dicevano "Con la tua parlantina dovresti fare l' avvocato!". Non parla mai a sproposito piuttosto se ne sta zitta e lavora, lavora senza stancarsi anche solo per il puro piacere di farlo. Viaggia parecchio e per questo, ultimamente, la si incontra di rado, ma noi sappiamo che c'è. Non ruba mai la scena a nessuno, cura la sua immagine ma non ne è schiava, poco vanitosa, si veste in maniera semplice ma curata. Ro: il divertimento preferito quando era ragazzina quello di fare a cazzotti con suo padre, un maschiaccio, l' assenza di femminilità in persona, non conosce la parola "delicatezza", jeans e scarpe da ginnastica in estate, jeans ed anfibi in inverno. Ride a crepapelle anche per delle stupidaggini non curandosi troppo dell' espressione sciocca, mangia senza pensare ai chili di troppo, affonda le dita nella nutella come una vera signora e se le ciuccia golosamente. Ancor oggi tira calci e pugni a poveri malcapitati, per gioco sì, ma alla fine le botte sono botte. I suoi cassetti non hanno nulla di sensato come del resto gli armadi, tutto è dove capita e solo lei sa trovare quel che cerca, se le si vuol fare un dispetto si crea ordine nel suo infinito disordine. E' la presenza divertente, solare, del resto il suo sorriso che non ci abbandona mai. Phil: ed ecco lacrima facile, 'na palla, a volte inutile, ma c'è anche lei e quindi sono obbligata a presentarvela. Amore fa sempre rima con cuore, adora leggere gli aforismi riportati all' inizio dei libri, a volte impararli a memoria e riportarli fedelmente un po' dove le capita, poi magari il libro manco lo legge ma l' aforisma non le sfugge mai. Ondeggia e galleggia in un mare di "ma" e "se", vive spesso di ricordi che volutamente conserva per farsi un bel pianto, si arrende alle emozioni, in lei non esiste un briciolo di razionalità. Sguardo languido e cuore agitato. Per un amico si taglierebbe una mano, a volte pensiamo che cerchi di soffrire a tutti i costi, un po' ci si perde nei suoi silenzi inaspettati. Invadente, a volte opprimente, non rinuncia neppure di fronte alla più evidente delle sconfitte. Involontariamente gioca a fare la vittima, ahimè noi sappiamo però che per lei questo non è affatto un gioco. Spesso parlotta tra sè e sè, nascondendosi sotto lo sciarpone di lana che l' avvolge in queste ormai fredde mattine d'autunno. "Tocca a te!Ti muovi?Non posso star qui ad aspettarti tutta le sera, ho altro da fare, altro da leggere, altro da raccontare" ecco La. Assurda, insensata, fuori luogo, dice tutto quello che le passa per la testa, non ha filtro nè bocca nè cuore, impudente, provocatoria, l' avvolge una nuvola dolciastra che sa di vaniglia bourbon, delle quattro è decisamente la meno seria. Si lascia andare all' istinto, in qualsiasi situazione, lei non pensa agisce, cerca nonostante le poche doti fisiche (ha una scarsissima terza di reggiseno e una taglia 44 abbondante) di essere carina puntando tutto su occhi e capelli, poi il resto un po' lo si aggiusta. Lei è così come la si vede, non recita una parte, semplicemente si abbandona alle passioni anche se pericolose, fuori luogo e assolutamente inaspettate. Gioca con la vita che va spremuta e bevuta tutta d'un fiato senza lasciare nulla di intentato. Sbadiglia se annoiata, arrossisce sorridendo se eccitata. Le piace credersi "unica" e "speciale" anche quando proprio non lo è. Noi siamo in quattro, alcuni ci odiano, altri ci amano, noi siamo in quattro e voi?
27 ottobre, 2008
1 Pensiero
Oggi non è stata una bella giornata, la nebbia, il freddo, 636 silenzioso ed immobile se ne stava lì e non si guardava neanche intorno, rassegnato, sembrava addirittura che i suoi rami fossero stanchi, la piccioncina bianca chissà dove si sarà rifugiata, sul cornicione della casa difronte infatti restano soltanto i suoi amici che ahimè son tutti grigi, vittime del polveroso smog e della noia. L' uomo di terracotta non mi ha degnata di uno sguardo, anche stasera è tristemente pensieroso ed io lo sono con lui.
26 ottobre, 2008
"Fragile paccottiglia"
Un trasloco è riscoprire in una vecchia credenza un piattino orribile dai colori improponibili che date le dimensioni non servirà mai a nulla ma che essendo un regalo di una nonna che non c'è più o di una zia che l' ha sempre conservato come una reliquia, diventa prezioso e non può certo essere eliminato. Vecchie bomboniere senza più confetti accanto a preziose tazzine in fine porcellana, caramelle di vetro soffiato blu cobalto...Scatoloni e fogli di giornale. E' difficile riuscire a distinguere cosa valga veramente la pena di essere conservato e quindi portato con sè da quello che invece non serve più o mai è servito e quindi lo si può facilmente eliminare. Io che sono sempre in balia dei ricordi trovo un brandello di foglio di giornale in cui avvolgere disordinatamente anche il piattino più inutile trovandolo di una bellezza unica nel suo genere per un qualcosa che probabilmente vedo solo io. Mi sono chiesta assemblando polverosi scatoloni se fosse più doloroso dimenticare o essere dimenticati, eliminare o essere eliminati. Le persone si dividono anche in base a queste due categorie un po' come le scritte sul cartone "Cose preziose", "Paccottiglia". Alla fine a volte ci si porta appresso anche la paccottiglia che, per brutta ed inutile che sia, un tempo forse, in un passato remoto, a qualcosa è servita rivelandosi preziosa: chissà magari proprio su quel piattino qualcuno ha appoggiato una tazzina di caffè caldo, profumato ed inebriante, dall' aroma forte con al fianco un piccolo cioccolatino fondente, un caffè da bersi in una pausa e a cui non si riesce a dire di no ed in tutto questo che cosa c'è di così brutto ed inutile? "Fragile paccottiglia".
636
E' una bellissima mattina d' autunno, il sole è caldo, in cielo neanche una nuvola, gli alberi sotto casa sorridono parlottando tra loro del più e del meno. Il "636" è il più casinista del viale, ha le foglie scomposte e i rami disordinati, non riesce a sistemare la chioma ribelle neanche con l' aiuto del vento e all' una di notte, se lo sai ascoltare, lo trovi ancora lì che si guarda intorno alla ricerca di qualcosa o di qualcuno che gli presti attenzione. Ieri, rincasando, l' ho sentito interrogare un lampione dirimpettaio scambiandolo probabilmente per una lucciola solo un po' di più brillante. Ho alzato gli occhi e gli ho bisbigliato "ma tu non dormi mai?" come risposta ha fatto cadere una foglia. Certo i lampioni come gli alberi ne vedono di cose...E stamattina all'alba, quando mi sono affacciata alla finestra, era già lì, il chiacchierone, che si agitava sgranchiendo i rami come ossa. Il nostro rapporto è una sorta di "amore-odio": per certi versi siamo molto simili perchè ad entrambi piace ritrovarci al centro dell' attenzione avendo sempre qualcosa anche di poco importante da dire, per altri non lo sopporto e chiedo a lui il silenzio e la quiete che non riesco infondo a ritrovare in me. Credo ci leghi comunque una bella amicizia e mai smetterò, passandogli accanto, di lasciargli una mia carezza ed un mio sorriso.
24 ottobre, 2008
Scivolando sulle parole
Stasera non so esattamente cosa nè come lo scriverò, non so neppure se ancora ci sarà qualcosa da scrivere, qualcosa da comunicare, qualcosa da rendere pubblico, io stasera mi sono persa. Una pagina bianca su cui riportare la rabbia, l' emozione, l' incomprensione, tutto ciò che ci si sputa addosso e ciò che invece muore dentro. La stupidità di un' illusione che va a sbattere contro un muro di indifferenza. Quante lettere una in fila all' altra che tradotte non significano più niente, quante inutili parole. Scivolare e ahimè cadere...Alla fine sempre gli stessi giudizi, gli stessi rimproveri, gli stessi ricordi e l' amarezza nell' accorgersi che forse non c'è più nulla di bello da trattenere.
"In un tempo molto lontano, un Dio paziente e divertito ripara ai torti e ai piccoli errori del suo creato, ascolta le lamentele degli animali più deboli, esaudisce i desideri più buffi, si prodiga perchè non ci siano ingiustizie. Così il becco di un'aquila spietata si scontrerà contro la roccia e diventerà curvo; l'allocco stufo di essere richiesto della sua dottissima opinione riuscirà ad ottenere in dono un'espressione sciocca; il ghiro che soffre di malinconie invernali sarà omaggiato di un sonno profondo; la lucertola sempre acchiappata per la coda ne otterrà una fragile come cipria".
"In un tempo molto lontano, un Dio paziente e divertito ripara ai torti e ai piccoli errori del suo creato, ascolta le lamentele degli animali più deboli, esaudisce i desideri più buffi, si prodiga perchè non ci siano ingiustizie. Così il becco di un'aquila spietata si scontrerà contro la roccia e diventerà curvo; l'allocco stufo di essere richiesto della sua dottissima opinione riuscirà ad ottenere in dono un'espressione sciocca; il ghiro che soffre di malinconie invernali sarà omaggiato di un sonno profondo; la lucertola sempre acchiappata per la coda ne otterrà una fragile come cipria".
Gocce di resina
"La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall' albero ferito. Gocce dorate, gialle come miele, che non scappano via, non fuggono come l'acqua, non abbandonano l'albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita." M. Corona
23 ottobre, 2008
Numeri
Finalmente ci siamo tolti un peso: a Catania stasera qualcuno ha vinto 100.000.000 di euro...Che risate! Per settimane e settimane ho sentito intorno a me persone pronunciare prima numeri e poi parole, cercare disperamente una ricevitoria a cui affidare la preziosa combinazione e sperare, già la speranza che non abbandona neppure se si continua a perdere. La mente umana mi stupisce giorno dopo giorno un po' di più, la mia poi non fa altro che giocarmi dei gran brutti scherzi ma questa è un' altra storia che scriverò presto. Tornado a vincitori e vinti ho provato la curiosità di partecipare anch'io a quello che da gioco si è tramutato ben presto, con l'aumentare del montepremi, in una sorta di moda e così "ho dato i numeri" (sai che novità): 16 giorno della mia nascita, 24 data ricorrente nella mia vita ed in quella della mia famiglia, 8 il mio numero preferito perchè tondo ed infinito, 7 il mese di luglio, 11 giorno del mio matrimonio, 4 che sta per 2004 un anno decisamente più fortunato di questo e, udite udite, ho sperato di non vincere. Genitori e suoceri allibiti, amici direi quasi schifati, marito rassegnato: sono sincera e non ho paura ad ammetterlo, ho giocato ma non per vincere. Alla domanda piuttosto banale posta a chiunque mi capitasse sotto tiro "Che cosa ne faresti di una somma del genere?" mi sono più volte sentita rispondere: viaggi da persone a cui non piace viaggiare, case più spaziose da chi ha già case spaziose, la beneficienza che comunque si può fare anche con somme più ridotte un po' per volta ma costantemente, ben accetti i "non lo so" ed "andrei in confusione". Domani al telegiornale si biaschicheranno frasi perbeniste nella speranza che la vincita sia ora ben riposta, nelle mani di chi saprà farne buon uso e si ricordi di tutti coloro che ha intorno e io potrò smetterla di sperare al contrario. Che rimanga tra noi, se avessi vinto cosa avrei fatto? Avrei costruito un canile come un hotel 5 stelle, mi sarei comprata un nuovo pc con i tasti che non sprofondano nella tastiera, avrei aperto una latteria dall' insegna rosa "Mu" e se si può fantasticare lo si fa in grande, avrei chiesto a tutti coloro a cui voglio bene, anche quelli che lo ignorano, di esprimere un desiderio o forse anche 3 come il genietto della lampada !
Ali di carta
Si è infilata da uno spiraglio di luce, sicura di sè ha sbattuto forte le ali di carta velina, leggera e leggiadra ha attraversato il corridoio, si è avvicinata e mi ha bisbigliato qualcosa, andavo di fretta e non avevo certo tempo per darle retta eppure lei insistentemente cercava ancora di attirare la mia attenzione, le ho splancato la finestra ma non ha voluto volar via, affannosamente, come se fosse portatrice di un messaggio..."Sii felice e rasserena mente e cuore"...Clorophilla parla con le farfalle. (Per il puro piacere di scrivere).
20 ottobre, 2008
Dalla A alla Z
Assolutamente
Bellissimo
Capire
Dove
Eternamente
Fiorisca
Gioia.
Ho
In
Laboratorio
Memorie
Nascoste
Occultate
Pazientemente
Quando
Raccontavo
Sospirando
Tutta
Una
Vita.
Zittisco...
Bellissimo
Capire
Dove
Eternamente
Fiorisca
Gioia.
Ho
In
Laboratorio
Memorie
Nascoste
Occultate
Pazientemente
Quando
Raccontavo
Sospirando
Tutta
Una
Vita.
Zittisco...
17 ottobre, 2008
Novembre, 2019
« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo...come lacrime nella pioggia. È tempo... di morire. ». Fino a due ore fa non sapevo neppure quale argomento trattasse, conoscevo il finale ma assolutamente ignoravo l' inizio, l' unico attore che ricordavo nel cast un giovane ed affascinante Harrison Ford e una presenza biondo platino dal viso piuttosto inquietante e uno sguardo glaciale. Un venerdì sera dedicato a quel film che "Simo ma non puoi non aver visto Blade runner...", in quanti me l' hanno detto, non ultimo Ste e così ho rimandato la voglia di scrivere e mi sono immersa nella mia "prima visione". Los Angeles, november 2019. Assolutamente geniale, persino attuale, a tratti romantico. Un' immagine del futuro caotica, fredda, sporca e polverosa, trasandata. Non voglio raccontare il film nè cimentarmi in una critica che non avrei la capacità di elaborare, voglio solo annotare qui cosa mi ha lasciato, cosa mi ha trasmesso. Non siamo ancora nell' anno 2019 ma replicanti in giro se ne vedono eccome, per me sono tutti coloro che impettiti nelle loro striminzite "uniformi" affrontano la giornata senza un sospiro, senza stupore, senza sorpresa nè meraviglia, sanno cosa e come lo devono fare, sanno come inizia e persino come andrà a finire. Che riescano ad infilare qua e la un sentimento, non è richiesto nè così importante. Accidenti i replicanti del film si rivelavano, scivolando verso il finale, molto più "umani" di certi umani del 2008 e scusate il bisticcio di parole! Io mi guardo intorno e ultimamente vedo soprattutto indifferenza o meglio tanti, quasi tutti uguali, che percorrono una strada vicini ma mai così vicini da riuscire a sfiorarsi. Alla fine del film una frase che tutti coloro che l' hanno visto ricordano, adesso anch'io, pronunciata da un replicante, fa capire quanto siano i ricordi a rendere tutti deboli ed "umani". E' tardi, forse non ho colto il vero significato della preziosa pellicola, forse come sempre ho apprezzato più la storia d' amore che aveva un po' dell' impossibile che la caccia al replicante, forse i ricordi rendono anche me "noiosamente" umana.
15 ottobre, 2008
Sottosopra
Una strana visione del mondo ....
Chissà che visto sotto questa prospettiva non si riveli migliore...
http://upsidedowndogs.com/
13 ottobre, 2008
La cura
" Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali,lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale,ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me?Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali,lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...io sì, che avrò cura di te."
(Ascoltata oggi in radio, più che una canzone una dedica, una poesia, un' ode alla devozione, protezione, preoccupazione, attenzione, insomma alla "cura" di qualcun altro...)
Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me?Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali,lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...io sì, che avrò cura di te."
(Ascoltata oggi in radio, più che una canzone una dedica, una poesia, un' ode alla devozione, protezione, preoccupazione, attenzione, insomma alla "cura" di qualcun altro...)
10 ottobre, 2008
Il silenzio fa rumore
Vicino al mio ufficio c'è una scuola, una scuola colorata ma silenziosa: è una scuola per sordomuti. Stasera rientrando a casa mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha fatto riflettere: un ragazzo e una ragazza davanti al portone litigavano, litigavano urlandosi chissà quali cattiverie ed insulti, tutto nel massimo silenzio. Comunicavano a gesti la loro rabbia e dalle loro labbra non uscivano parole ma solo e soltanto forti emozioni. Si comprendevano benissimo e non c'era alcun bisogno di urlare per farsi sentire da chi stava di fronte. Tutto intorno a loro creava frastuono: il pulmann, il carrozziere, anche solo il tacchettio delle mie scarpe eppure indisturbati loro erano soli, in compagnia del solo desiderio di chiarirsi abbattendo a loro modo la barriera del silenzio. A volte penso che le parole non servano poi così tanto, penso che forse più si parla e meno si dice, meno ci si riesce a far capire, penso che siamo circondati da mezzi di comunicazione avveneristici e ahimè riusciamo a mala pena ad usarlo il grande dono della parola. Li ho guardati e mi sono sentita travolta dalle loro non-parole comprensibili, in quel contesto, a chiunque. Litigavano straordinariamente bene...E noi che potremmo urlare cosa facciamo?Usiamo le mail, messanger, gli sms oppure improvvisamente smettiamo per qualche motivo di comunicare.
A volte anche lo scrivere diventa una prigione, o una punizione, il cercare di arrivare in fretta come le parole o i gesti e inevitabilmente ahimè non riuscirci più, l' essere costretti al silenzio in solitudine però. Stamattina in ufficio io e Roby eravamo barricate dietro ad un religioso silenzio: non volevo che a causa del mio nervosismo di ieri la settimana finisse così ed allora...una parola dopo l'altra, una risata dopo l'altra e tutto si è magicamente risolto. Una parola o un gesto, un qualcosa di reale, vivo, tangibile, una parola o un'attenzione che crei anche soltanto un filo conduttore, un trait d'union non necessariamente un ponte. Mi sono chiesta come sarà finita quella litigata così passionale e a suo modo "rumorosa" per il loro cuore: voglio immaginare che si saranno sicuramente guardati, abbracciati, toccati ed allora il silenzio sarà stato quello di un lungo e dolcissimo bacio, che inguaribile e sdolcinata romantica...Bleah!
A volte anche lo scrivere diventa una prigione, o una punizione, il cercare di arrivare in fretta come le parole o i gesti e inevitabilmente ahimè non riuscirci più, l' essere costretti al silenzio in solitudine però. Stamattina in ufficio io e Roby eravamo barricate dietro ad un religioso silenzio: non volevo che a causa del mio nervosismo di ieri la settimana finisse così ed allora...una parola dopo l'altra, una risata dopo l'altra e tutto si è magicamente risolto. Una parola o un gesto, un qualcosa di reale, vivo, tangibile, una parola o un'attenzione che crei anche soltanto un filo conduttore, un trait d'union non necessariamente un ponte. Mi sono chiesta come sarà finita quella litigata così passionale e a suo modo "rumorosa" per il loro cuore: voglio immaginare che si saranno sicuramente guardati, abbracciati, toccati ed allora il silenzio sarà stato quello di un lungo e dolcissimo bacio, che inguaribile e sdolcinata romantica...Bleah!
08 ottobre, 2008
E tu che dolce sei?
Stasera riesco a scrivere scemenze di questo genere "La tarte-tatin non è un dolce bensì una filosofia di vita" riesco a scriverle e ahimè a pensarle. L' ultima fetta l' ho assaggiata all' Antica Bruschetteria Pautasso, vicino all' ufficio, durante un tranquillo pranzetto in buona compagnia. Forchettina alla mano l' ho gustata a piccoli bocconcini, dalla punta immersa nella panna liquida, ma neanche così tanto liquida, alla crosticina. Ben ripuliti piattino e forchettina, il voto finale sempre tanto atteso da chi ormai se lo aspetta perchè mi conosce bene: dal 5 al 6. Spiego i motivi dell 'insufficienza:
1) piattino freddo al tocco e io adoro, in questo periodo soprattutto, tutto ciò che è "caldo"
2) panna pressochè insapore, le mie papille gustative ricercavano affannosamente il gusto genuino del latte ma alla fine si sono tristemente rassegnate
3) la pasta sfoglia della base un tantino molliccia e forse poco cotta
4) le mele caramellate poco e non uniformemente
5) ho apprezzato l' aroma inebriante della vaniglia (all' inizio pensavo fosse il mio profumo e invece era lo zucchero vanigliato cosparso sopra le fettine ordinate).
Il mio è sempre un giudizio spietato! Potrei diventare degustatrice di tarte-tatin...
Credo che in ognuno di noi ci sia la ricetta di un dolce che ci ispira particolarmente o in cui ritrovare persino qualche aspetto del proprio carattere, penso che si debba chiudere gli occhi ed "assaggiarsi" alla ricerca dell' essenza, della genuinità di ciascun ingrediente. Tu che dolce sei? Un tiramisù che cerca il lato positivo di ogni cosa rimandando le difficoltà a domani o ignorandole immergendosi nel mascarpone piuttosto che nel caffè perchè si sa innervosisce?
O una banalissima panna cotta che alla fine del menù si ritrova sempre tra i dessert ma che si sa non cambia mai il suo sapore e ci si può abbinare qualsivoglia sciroppo lei resta sempre un dolce molliccio e viscido?
O una sacher dalla bellezza disarmante, semplice ma perfetta, senza sbavature all' esterno ma asciutta e nauseante una volta che si arriva alla marmellata?
O una crème brulé che sotto la crosta dura dello zucchero nasconde una crema dolce, soffice e amabile in cui è un piacere affondare il cucchiaino?
Il piattino è caldo, le mele sottili sono disposte ordinatamente su un altrettanto sottile strato di pasta sfoglia leggermente croccante, il caramello si posa delicatamente su di esse come se le volesse accarezzare e la panna liquida che sa di latte si infila timidamente tra una una fettina e l' altra, lo zucchero vanigliato è un piacere per l' olfatto. Come vorrei essere una tarte-tatin...
1) piattino freddo al tocco e io adoro, in questo periodo soprattutto, tutto ciò che è "caldo"
2) panna pressochè insapore, le mie papille gustative ricercavano affannosamente il gusto genuino del latte ma alla fine si sono tristemente rassegnate
3) la pasta sfoglia della base un tantino molliccia e forse poco cotta
4) le mele caramellate poco e non uniformemente
5) ho apprezzato l' aroma inebriante della vaniglia (all' inizio pensavo fosse il mio profumo e invece era lo zucchero vanigliato cosparso sopra le fettine ordinate).
Il mio è sempre un giudizio spietato! Potrei diventare degustatrice di tarte-tatin...
Credo che in ognuno di noi ci sia la ricetta di un dolce che ci ispira particolarmente o in cui ritrovare persino qualche aspetto del proprio carattere, penso che si debba chiudere gli occhi ed "assaggiarsi" alla ricerca dell' essenza, della genuinità di ciascun ingrediente. Tu che dolce sei? Un tiramisù che cerca il lato positivo di ogni cosa rimandando le difficoltà a domani o ignorandole immergendosi nel mascarpone piuttosto che nel caffè perchè si sa innervosisce?
O una banalissima panna cotta che alla fine del menù si ritrova sempre tra i dessert ma che si sa non cambia mai il suo sapore e ci si può abbinare qualsivoglia sciroppo lei resta sempre un dolce molliccio e viscido?
O una sacher dalla bellezza disarmante, semplice ma perfetta, senza sbavature all' esterno ma asciutta e nauseante una volta che si arriva alla marmellata?
O una crème brulé che sotto la crosta dura dello zucchero nasconde una crema dolce, soffice e amabile in cui è un piacere affondare il cucchiaino?
Il piattino è caldo, le mele sottili sono disposte ordinatamente su un altrettanto sottile strato di pasta sfoglia leggermente croccante, il caramello si posa delicatamente su di esse come se le volesse accarezzare e la panna liquida che sa di latte si infila timidamente tra una una fettina e l' altra, lo zucchero vanigliato è un piacere per l' olfatto. Come vorrei essere una tarte-tatin...
06 ottobre, 2008
Un caffè caldo caldo
Ieri ci siamo scritti per confermare il nostro "Carramba-appuntamento" frasi del tipo "metterò la camicia della festa" "io l'abito da cocktail ce l'ho in tintoria" e così oggi alle 14 ci siamo ritrovati davanti ad un bar qualsiasi vicino al mio ufficio dopo 12 lunghi anni. Gli ho sorriso mi ha sorriso ed abbiamo capito così che l' amicizia che ci legava a filo doppio un tempo, in tutti questi anni, forse non era poi così svanita solo si era in qualche modo trasformata. Lui era vistosamente più imbarazzato della sottoscritta. La mia vita in questo lungo periodo di silenzio gliel' ho riassunta in neanche 10 minuti: non ho finito l' università per tre esami di cui non ricordo neanche il nome, mi sono sposata, Cabì c'è ancora e sta bene, alle cene di classe non parteciperò mai, lui invece si è laureato, parte per Tokio come se dovesse andare a Moncalieri, vive da solo ed ha comprato una casa tutta sua e certe cose ancora riesce meglio a scriverle piuttosto che a dirle. Il tempo è volato tra un "mannaggia" e un "ma dai", tra un pettegolezzo sui nostri compagni di classe un po' snob e una risata senza quasi un perchè. Sono stata bene, credo infondo di non averlo ritrovato quanto piuttosto di non averlo mai realmente perso. Ho raccontato tutto ciò che ci siamo detti a Ste, Davide, il nostro amico comune, ad Ale, a mia madre, emozionata ho raccontato il nostro memorabile incontro. Mi ha cercata prima su Google e poi più volte su Facebook ed alla fine, quando non ci sperava più, mi ha trovata e questo mi ha fatto tanto tanto piacere. Adesso "mi piango addosso" per l' emozione e per la gioia, per la speranza che non passino altri 12 anni prima di rivederlo e con la gioia nel cuore gli dedico questo mio post.
05 ottobre, 2008
A Katiu
Qui quando incontri persone che pur non conoscendoti personalmente leggono ciò che scrivi e ti sono vicine lasciandoti proprio il commento che vorresti leggere è un po' come a casa, un po' come far parte di una grande famiglia, si condivide e stasera io condivido il dolore di Katiu per la perdita di Lola. Piangi Katiu, piangi perchè hai perso una presenza importante nella vita di tutti coloro che vedono in un cane un amico, un compagno di viaggio, piangi e sfogati e non badare a quelli che penseranno "era solo un cane" perchè non meritano di essere considerati. Lola ora non soffre più e sicuramente si augura che anche il tuo dolore passi presto lasciandoti solo il suo tenero ricordo. Siamo fortunati noi amici degli animali perchè amiamo un po' di più!
"Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato."
A. Schopenhauer
"Chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato."
A. Schopenhauer
03 ottobre, 2008
Sto peggiorando
Sto peggiorando: l' ispirazione arriva sempre più frequentemente a quest' ora quando tutto si spegne, probabilmente anche il cervello. La settimana ha oscillato tra l' euforia di un gradito ritorno ed una gelosia assolutamente fuori luogo, tra il piacere di essere ricordata e lo sconforto di essere detestata e forse anche dimenticata, tra un' illusione ed una delusione, tra una carezza ed un pugno in pieno volto, tra il volere e il non potere dire tutto ciò che si sente. Per certi versi mi sono dovuta ricredere, Facebook mi ha permesso di ritrovare davvero due persone importanti del mio passato, ma che giustamente, come scrivono Calendula e Katiu, se sono del passato un motivo ci sarà. Lunedì berrò un caffè spero zuccherato con Aldo ed entro la fine di ottobre un tè assolutamente "verde" nella speranza di ritrovare l' amica che credevo di aver perso, Federica. Sono passati in entrambe i casi 12 anni e io tutto sommato non sono nè agitata nè imbarazzata solo curiosa e forse contenta. Ma io del resto mi emoziono per molto meno: oggi mi ha emozionato la complicità e l' affetto di due persone che mi conoscono solo per quello che scrivo e che mi difendono da un anonimo acido come lo yogurt oppure Gianna che vedendomi k.o. per il mal di gola e qualche linea di febbre mi ha consigliato andando a casa "Mi raccomando, prenditi la Tachipirina!". La parola che ho pronunciato più frequentemente "idiota" e quella che avrei voluto pronunciare "peccato" nel mezzo solo e soltanto "indifferenza". Qualcuno potrà ritenersi soddisfatto perchè sono tristemente consapevole, piegata da critiche e giudizi e nella testa rimbomba un infastidito "cosa vuoi?".
Pensieri al vento
Adesso si che è autunno: tutti attendono con ansia la riaccensione dei termosifoni, si ispessiscono i maglioni e le giacche, ci si avvolge in calde seppur ancor leggere sciarpone e le foglie canticchiano con le loro vocine roche sotto le suole delle nostre scarpe, dei nostri passi decisi per arrivare poi chissà dove. Soffia il vento e il sole timido impallidisce scaldandoci meno. Adoro l' autunno anche se mi mette un' assurda malinconia: adoro i suoi colori, le sue piogge inaspettate e violente, il profumo di funghi e caldarroste, la morbidezza di un marron glacé che lascia sulle labbra appiccicose tutta la dolcezza dello zucchero alla violetta. Stamattina andando in ufficio ho incrociato un vecchietto che parlottava da solo piuttosto arrabbiato, mi sono chiesta con chi ce l' avesse dato che a quell' ora nella via c' eravamo solo io, lui e un gatto nero, semplice con il vento, il vento che gli impediva di raccogliere le foglie secche davanti al portone di casa, più cercava di radunarle più loro scappavano volteggiando altrove, le rincorreva per costringerle in un piccolo sacchetto di plastica ahimè bucato. L' ho guardato e gli ho sorriso e tra e me ho pensato "le foglie sono fatte per volare" un po' come i pensieri che non c'è sacchetto che li possa contenere tutti.
01 ottobre, 2008
I ciliegi feriti
"Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore".
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore".
Iscriviti a:
Post (Atom)