02 luglio, 2008

Incompiuto

Qualche mese fa ho iniziato a scrivere un racconto, un racconto legato all' argomento "il viaggio" per partecipare al Concorso "Parole in corsa" indetto dalla GTT tutti gli anni...già tutti tranne questo!Peccato avrei tentato anche senza riuscire, per un abbonamento ai mezzi pubblici (io non ho l'autista) o anche soltanto per la soddisfazione di vederlo pubblicato. Il mio racconto iniziava così...Titolo: "Carrozza sognatori"
Il 4 febbraio 2006, a Torino, la metropolitana è realtà. Un nuovo efficiente mezzo di trasporto per tutti quelli che come me hanno deciso di rinunciare all’auto. A diciotto’ anni, infatti, io non ero sui banchi di una scuola guida ad imparare segnali stradali e pezzi del motore ma a passeggiare lungo la Dora insieme ad un malcapitato cane del canile municipale dove allora facevo volontariato, canile che raggiungevo in bicicletta o con due o tre mezzi pubblici. Ma questa è un’altra storia…Ero eccitata all’idea di salire su un qualcosa di così veloce, sicuro, nuovo e a dir la verità non mi interessava neanche tanto la sua destinazione quanto piuttosto il “viaggio”. Ricordo bene il giorno in cui tutto è iniziato: era giugno, un imprevedibile pomeriggio di giugno, il sole caldo del mattino non avrebbe suggerito a nessuno l’ arrivo dopo poche ore di un violento nubifragio. Mi ha colto impreparata in tutti i sensi: indossavo una lunga gonna verde e una camicettina di lino bianca, la mia borsa a tracolla e nei piedi i miei comodi sandali di cuoio dalla suola bassissima. Una folata di vento, un nuvolone grigio ad oscurare il sole e poi lo scrosciare della pioggia, unica soluzione prendere la metro per arrivare in ufficio in orario e ripararsi. Scendo le scale di corsa, frugo nella borsa alla ricerca di un biglietto e una volta trovato scelgo un tornello, uno qualsiasi. Sento già il treno in arrivo e mi affretto per non perderlo. “Scusi che sbadato…” e io ho pensato “ ma tra tutti i tornelli liberi proprio il mio?Che palle! Speriamo almeno la sua destinazione sia diversa e la carrozza pure”. Non ho avuto modo neppure di vederlo in volto ho solo sentito il suo profumo fresco e pulito, poteva essere un vecchietto come un adolescente, io di quella presenza così invadente che mi aveva urtata, avevo notato solo il profumo. Tutti ancor oggi scelgono la carrozza di testa, quella che dà emozioni, quella che, data l’ assenza di un conducente, ti fa salire l’ adrenalina, hai davanti solo i binari, spesso curve pericolose e il buio della galleria, io sempre quella di coda, un sicuro posto a sedere e un po’ di tranquillità per leggere il libro comprato da mesi e non ancora finito. Per non sentirmi però mai così sola scelgo il confine con la carrozza a fianco, mi piace scorgere dal vetro gli altri passeggeri, scrutarne le espressioni e godermene la compagnia lungo il “viaggio” per breve che sia...(continua...forse)

1 commento:

roberta ha detto...

Leggere le tue storie rende bene l'idea di quello che senti.......sembra di entrare nelle storei stesse!!!!!! Brava, potevi anche vincerlo il concorso...