Sto leggendo "La bella zoologia" di Danilo Manardi, "Durante" lo inizierò magari ad agosto in vacanza sul mio scoglio in mezzo al mare con un segnalibro speciale a portata di mano (hi,hi!). In uno dei primi capitoli si racconta di uno strano fenomeno che ovviamente sento il bisogno di narrare anche qui.
"A quanti di noi sarà mai capitato inconsapevolmente?Nel sole, nei campi, durante una passeggiata notiamo un sasso, magari un bel ciottolo che si distingue per il suo colore, per una venatura o per la forma strana. Lo raccogliamo, lo guardiamo, lo mostriamo e poi dopo averci giocherellato per un po', lo gettiamo (....).Le zecche, lo sapete sono quei piccoli animaletti (artropodi chelicerati) che ogni tanto troviamo appiccicati, rigonfi di sangue, ai nostri cani. Per la verità sono soltanto le femmine che necessitano di una bella bevuta di sangue prima di deporre le uova, ed è proprio per questo che se ne stanno lungamente, dopo l' accoppiamento su un ramo, o su un filo d'erba, in attesa che passi una possibile vittima. Lo stimolo che fa scattare il piccolo ematofago è uno solo: l'odore dell'acido butirrico, caratteristico "odore animale" che anche noi avremmo lasciato sul sasso, avendolo tenuto per un po' nella nostra mano. Così può darsi che una zecca ingannata vi si butti sopra non solo per l'odore ma anche per il calore. Sentendolo tiepido infatti vi sbatterà con forza contro il suo apparato succhiatore, rimanendo stecchita".A volte si creano strani parallelismi tra l' etologia e la vita quotidiana, in questo caso, tra la zecca e l' uomo. Nei panni di una zecca: ci si può augurare di riuscire a riconoscere i sassi prima di sbatterci contro.
Nei panni di un uomo: non rinunciare mai ad un caldo abbraccio anche se potrebbe rivelarsi rischioso.Quindi...un abbraccio.
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